European Journal of Social Sciences Studies
ISSN: 2501-8590
ISSN-L: 2501-8590
Available on-line at: www.oapub.org/soc
10.5281/zenodo.205994
Volume 1│Issue 2│2016
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI
DI PMA SULL’UOMO: UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURAi
Alessandra Salerno1ii, Aluette Merenda2
Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione, Università di Palermo
1
Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione, Università di Palermo
2
Riassunto
Questo contributo prende in esame i vissuti e l’adattamento dell’uomo a seguito della
diagnosi di sterilità, nonché il suo approccio ai percorsi di PMA e le principali
differenze con l’esperienza femminile. In realtà, il principale focus di interesse della
maggior parte degli studi risulta essere la componente femminile della coppia mentre è
ormai noto come la genitorialità risulti essenziale anche per l’identità maschile e la
mancata transizione ad essa possa determinare nell’uomo gravi ricadute in termini di
bassa autostima, alterazione dell’immagine corporea, percezione della propria
mascolinità. Il lavoro è orientato ad identificare quali componenti psicologiche giocano
un ruolo nell’eziologia e nell’adattamento alla sterilità, nonché gli aspetti legati alla
necessaria attività di counselling e psicoterapia della coppia sterile o di supporto nel
caso della scelta di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita
(PMA).
Parole chiave: sterilità, uomo, coppia, PMA, differenze di genere
Abstract
The paper analyses men’s life experiences and their psychological adaptation as a
consequence of a diagnosis of infertility, with a focus on the main differences with the
women’s experiences when approaching the Assisted Reproductive Treatment (ART).
The current literature explores several kinds of procreative difficulties and their
outcomes, but it is mainly focused on how women live these experience. As we known,
Parenting represents an important life experience even for men, and the failure to the
i
THE IMPACT OF INFERTILITY DIAGNOSIS AND ART TREATMENTS IN MEN: A LITERATURE REVIEW
Indirizzare le richieste a: Alessandra Salerno, Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della
Formazione, Università di Palermo, Edificio 15, Viale delle Scienze, 90100, Palermo, alesssandra.salerno@unipa.it
ii
Copyright © The Author(s). All Rights Reserved
Published by Open Access Publishing Group ©2015.
75
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
parenthood transition could lead to serious psychological consequences on the male
identity (such as: low self-esteem, changes in body image, perception of their
masculinity and so on). The article is aimed to identify which psychological
components could play an important role in the etiology and adaptation to infertility
for both women and men and to highlight the importance of counseling and
psychotherapy to support infertility and medically assisted procreation couples.
Keywords: infertility, man, couple, ART, gender differences
1. Introduzione
Da alcuni anni il fenomeno della childnessess è oggetto di interesse in campo medico,
psicologico, sociale; le coppie senza figli non coincidono più con coloro che non
possono averne ma appartengono anche alla categoria di chi, per scelta, rinuncia alla
genitorialità, vivendo quella che alcuni autori definiscono “sterilità volontaria”. Anche
in Italia, negli ultimi anni, si è assistito ad un incremento progressivo delle coppie senza
figli che sono passate dai 4 milioni e 800 mila del 2002-2003 ai 5 milioni e 227 mila del
2007-2008, rappresentando il 30,8% dei nuclei familiari (Bartoletti, 2011).
Le società occidentali pronatalistiche incoraggiano tuttavia ancora fortemente la
riproduzionene ed esaltano i valori della genitorialità; in tal senso, ricerche che
enfatizzano l’influenza del contesto culturale sui vissuti legati alla genitorialità
evidenziano come in molte culture ogni fallimento che può verificarsi in questa
importante transizione sia spesso rappresentato come un comportamento deviante
dalla norma e socialmente stigmatizzante (Edelmann, Humphrey e Owens, 1994;
Moura-Ramos et al., 2012); ciò è ancor più vero quando si tratta di una scelta: si
registra, ancora oggi, infatti la presenza di forti pregiudizi relativi alle coppie cosiddette
childfree, ovvero coloro i quali scelgono volontariamente di non avere bambini (Basten,
2009; Salerno, 2010) e a chi ha un solo figlio: più basso è il numero di figli, minori sono
le caratteristiche positive attribuite ai genitori; la ricerca condotta da Mueller e Yoder
(1999), ad esempio, ha esaminato tre gruppi di donne che, in quanto a scelta
procreativa, si discostavano sensibilmente dalla famiglia normativa nel contesto di
appartenenza, presentando rispettivamente nessuno o un solo figlio, 2/3 figli o, infine, 4
o più figli. I risultati confermano che quanto più la tipologia familiare si avvicina alla
norma, tanto più le donne percepiscono un’approvazione da parte delle famiglie
d’origine di entrambi i partner (genitori e altri parenti): le donne childfree, come
riscontrato in altri studi (Gillespie 2000; Tanturri 2006) oltre a rilevare poca
soddisfazione tra i propri familiari, si dichiarano sottoposte a forti pressioni (che
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
76
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
aumentano tra il terzo e il quarto anno di matrimonio) affinché mettano al mondo un
figlio. Il legame tra femminilità e maternità continua dunque ad essere considerato
quasi indissolubile e, come affermano molti autori (Gillespie, 2000; Gannon, Glover e
Abel, 2004) analizzando la maternità secondo differenti prospettive (religiosa, medica,
psicologica, storica e culturale), per le donne delle società occidentali la massima
realizzazione della propria femminilità ha per secoli coinciso con la gravidanza e con il
dare alla luce un figlio.
Come rileva Bartoletti (2011), l’immagine ideale di famiglia costruita socialmente
è rinforzata da numerosi fattori che, in maniera più o meno esplicita, ne regolano il
funzionamento e le scelte in un meccanismo di premi e punizioni in base al numero di
figli. Anche Edelmann, Humphrey e Owens (1994) rintracciano l’influenza di fattori che
storicamente hanno rivestito un ruolo determinante nella scelta procreativa, da quello
economico (in molte culture i figli continuano a rappresentare forza lavoro o un reddito
in più nell’economia familiare), a quello legato al raggiungimento di uno status sociale,
a fattori psicologici e identitari: la scelta di concepire e crescere un figlio continua a
ricevere una forte spinta da bisogni soggettivi e sociali, o, alternativamente dal
desiderio di evitare lo stress e la pressione sociale correlati al non averne.
Per quanto soggetta a trasformazioni e mutamenti nelle forme e nei significati ad
essa attribuiti, la genitorialità continua dunque ad essere definita come un evento
chiave del ciclo di vita dell’individuo, una tappa essenziale per la coppia, un evento
atteso e desiderato per la famiglia allargata a livello trigenerazionale. Le due “culture
della procreazione” relative all’epoca moderna individuate da Gambini (2007),
riguardano da un lato l’aspetto responsabile della scelta genitoriale, ovvero la possibilità
che i genitori si offrono di affrontare la nascita dei figli in maniera consapevole,
valutando aspetti legati al quando mettere al mondo un bambino, a quanti figli decidere
di avere, in che momento della vita di coppia, nell’ottica di una maggiore attenzione ai
diritti e ai bisogni dell’infanzia; dall’altro, emergono anche le caratteristiche della
procreazione come scelta che risponde a un desiderio dell’individuo espresso sempre
più in forma personale, affettiva e intimistica. Già Erikson (1984) affermava che
diventare genitore e crescere un figlio rappresentasse la più significativa crisi evolutiva
dell’età adulta, crisi che, attraverso lo scambio affettivo e l’espressioni di sentimenti
legati all’attaccamento e all’accudimento, consente all’uomo e alla donna entrare nella
linea generazionale, sperimentare la possibilità di assumersi responsabilità e di
prendersi cura e su un piano trigenerazionale, risolvere questioni legate a vincoli di
lealtà: “l’intrinseco diritto e merito del bambino di ricevere cure è probabilmente il
fattore più forte nel controbilanciare il senso di colpa del genitore per avere allentato i
propri obblighi filiali di tutta una vita” (Boszormenyi-Nagy e Spark, 1988, 68).
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
77
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
2. La sterilità nella coppia e le differenze di genere
In questo scenario ogni impedimento alla transizione alla genitorialità, primo tra tutti
una diagnosi di sterilità, determina un blocco evolutivo di non sempre facile
elaborazione e le cui conseguenze si declinano a livello individuale, di coppia e
familiareiii. “Anche le coppie più equilibrate, coese e funzionali, di fronte alla sterilità, si
trovano a confrontarsi con le loro zone d’ombra e ad attraversare un periodo di
instabilità determinata dalla necessità di rinegoziare un contratto, quello alla base della
loro unione, che, a volte solo in modo implicito, ha sempre incluso il progetto
genitoriale. Le specifiche caratteristiche della scoperta della sterilità che, nella maggior
parte dei casi, avviene proprio nel momento in cui la coppia sta cercando di concepire
un figlio, rende tale evento particolarmente stressante” (Salerno, 2010, 28). La sterilità è
considerata un fattore di rischio per la salute mentale, il benessere generale della
persona e la soddisfazione nella relazione di coppia (Edelmann, Humphrey e Owens,
1994; Peterson, Gold e Feingold, 2007; Salmela-Aro e Suikkari, 2008; Ardenti, 2011). Gli
studi sulla genitorialità ottenuta tramite procreazione mediamente assistita (PMA)
descrivono le ricadute dello stato di sterilità e delle emozioni negative ad esso correlato,
che spesso accompagnano la coppia per i lunghi anni tesi al raggiungimento della
procrazione. Frances-Fisher e Lightsey (2003) sostengono che la relazione di coppia
possa essere talmente influenzata dallo stress conseguente alla sterilità che anche
l’espressione della genitorialità una volta nato il bambino, la modalità di accudimento,
la relazione genitore figlio ne vengono negativamente condizionate. In particolare, i
costi emotivi, relazionali, sociali ed economici della sterilità influenzano profondamente
l’autostima, il senso di self-efficacy, la percezione sociale, aumentando i sensi di colpa,
di vergogna e rabbia e facilitando la costruzione dell’identità intorno a ciò che manca
invece che ad attributi e caratteristiche positive (Greil, 1997).
Sebbene sia importante valutare la sterilità come un problema di coppia
considerato anche quanto la percezione di un partner sia strettamente e dialetticamente
connessa alla percezione dell’altro, è altresì utile distinguere i vissuti femminili da
quelli maschili poiché i correlati psicologici della diagnosi hanno manifestazioni
differenti tra i due sessi e sottovalutarne le specificità non consente un’adeguata analisi
del fenomeno ed opportune strategie di intervento. Sono infatti certamente comuni ai
iii
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima intorno al 15-20% le coppie con problemi di fertilità nei paesi
industriali avanzati. Tale percentuale è purtroppo destinata ad aumentare per varie ragioni, ma soprattutto per l’inquinamento
ambientale, per la sofisticazione degli alimenti e lo stile di vita. Dati recenti riferiscono che in Italia, circa il 30% delle coppie ha
problemi di infertilità, legata nel 35% circa dei casi a problematiche femminili, nel 30% a sterilità maschile; nel 20% dei casi si
rilevano problemi in ambedue i partner e nel 15% dei casi l’infertilità rimane sconosciuta (infertilità inspiegata).
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
78
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
due sessi sentimenti di fallimento, inadeguatezza, vergogna, rabbia e senso di colpa
(Parker e Alexander, 2004; Throsby e Gill, 2004), ma esistono evidenti differenze a
partire dallo stereotipo più diffuso su questo tema ovvero che alla sterilità nell’uomo
corrisponda una scarsa virilità o mascolinità: tra i dati scaturiti da ricerche in merito
(Farri Monaco e Peila Castellani 1994; Sundby 1999; Gannon, Glover e Abel 2004) di
particolare rilevanza appaiono quelli secondo i quali “la sterilità determina nell’uomo
un vissuto di stigmatizzazione con gravi conseguenze a livello di autostima e
autoefficacia. Anche nella reazione l’uomo si comporta differentemente dalla donna.
Sembra, infatti, che il primo impatto con il lutto conseguente alla diagnosi porti l’uomo
a uno spostamento di energie e interessi su versanti altri della sua vita, spesso
extrafamiliari (ad esempio nell’ambito del lavoro o delle attività sociali e/o sportive);
egli, inoltre, tende più della partner a mantenere riservata la notizia e a reagire come
farebbe rispetto ad altri eventi stressanti della sua vita. Una delle strategie utilizzate
dagli uomini ha a che fare, infatti, con l’evitamento del problema, attraverso un
atteggiamento ironico, il rifiuto di parlarne, il tenersi occupato con altro” (Salerno, 2010,
30). Anche Berg (1990 in Greil, 1997) riporta che l’uomo tende molto più della donna a
presentare un’immagine di sé positiva anche quando lo stress che vive è alto e i vissuti
di lutto e fallimento sono presenti tanto quanto nella donna.
Nella sua meta-analisi, Greil (1997) riferisce di numerosi studi che, analizzando
ricadute psico-sociali nelle coppie sterili, enfatizzano un minore tasso di stress nei
gruppi maschili rispetto alle partner, con particolare riferimento ad alcuni specifici
indicatori: innanzitutto, mentre l’effetto della sterilità sulle donne è diretto, per gli
uomini sembra mediato dalla relazione con la partner e dal significato che la stessa vi
attribuisce; inoltre gli uomini sterili confrontati con le donne mostrano un più alto
livello di autostima, sono meno depressi, meno auto-colpevolizzanti, definiscono la
condizione di childnessess come “dolorosa ma accettabile”, mettono in atto minori
strategie di evitamento di quei contesti nei quali è più facile incontrare famiglie con
bambini piccoli, raramente prendono iniziative nell’area dei trattamenti (ricerca di
informazioni, esami medici tesi ad individuare possibili cure, ecc) e appaiono più
adattati e maggiormente soddisfatti della propria vita in generale. L’autore riporta che,
interrogati sul significato dell’evento, gli uomini sterili, pur riconoscendone la serietà
tendono a sminuirne la gravità, definendolo un evento destabilizzante ma non tragico,
come invece fanno spesso le donne.
Fisher, Baker e Hammarberg (2010) sostengono che ancor più della mancata
paternità, è proprio lo stress determinato dall’idea di essere, o di venire percepito dagli
altri, scarsamente virile a determinare la maggiore sofferenza per l’uomo sterile. In
questo scenario, hanno certamente grande rilievo le aspettative connesse al genere e gli
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
79
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
Autori trovano che lo stress causato dalla sterilità raggiunga la stessa intensità nei due
sessi, mentre ciò che cambia e l’approccio all’idea di una vita senza figli che nelle donne
appare più complesso da elaborare ed accettare.
Altri studi (Daniluk, 1997; Peterson, Gold e Feingold, 2007; Fisher, Baker e
Hammarberg, 2010) evidenziano invece come la sofferenza maschile venga espressa
differentemente o, a volte, non venga affatto manifestata determinando nella partner
inconsapevolezza o grande difficoltà a comprendere quanto stia succedendo
emotivamente all’uomo. I vissuti di bassa autostima sono particolarmente evidenti nel
confronto che gli uomini sterili fanno con uomini padri di figli verso i quali si sentono
sempre perdenti, sessualmente inferiori, mancanti di qualcosa o inutili. Peterson et al.
(2006) analizzano le strategie di coping utilizzate da uomini e donne identificando per
queste ultime soprattutto comportamenti tesi ad affrontare il problema, ad accettarne la
responsabilità, a ricercare supporto sociale mentre i partner tendono maggiormente al
distanziamento, all’auto-controllo e alla pianificazione di quelle che possono essere le
soluzioni; le strategie di evitamento, per entrambi i sessi sembrano fortemente correlate
con insoddisfazione coniugale, mentre la ricerca di supporto predice un migliore
adattamento e soddisfazione di coppia.
Guardando alla coppia come unità, un’area di ricerca di particolare interesse
riguarda le differenti reazioni dei partner in base a chi dei due sia causa dell’infertilità:
alcuni studiosi trovano che mentre gli uomini sembrano soffrire di più nel caso in cui la
sterilità sia dovuta a una loro patologia, le donne mostrano uguali livelli di stress sia nel
caso in cui la causa sia legata a loro disfunzionalità che quando dipende dal partner
(Lorber e Bandlamudi, 1993 in Greil,1997). Di contro, altri dati riportano una maggiore
sofferenza nelle coppie ove è l’uomo la causa del problema, con medesimi livelli di
insoddisfazione di coppia in entrambi i partner (Salmela-Aro e Suikkari, 2008).
3. L’impatto della sterilità sull’adattamento psico-sociale dell’uomo
Nonostante la mole di studi in tema di riproduzione e generatività, sia nei loro aspetti
normativi (gravidanza, parto, attaccamento genitore-bambino) che disfunzionali
(sterilità,
nascite
premature,
interruzioni
di
gravidanza)
concentrati
quasi
esclusivamente sulla donna, sono oggi in crescita riflessioni teoriche e ricerche
empiriche sulla paternità, con particolare riferimento a tre tematiche: la costruzione
culturalmente determinata della figura del padre (dal “nuovo padre” al “padre
assente”), il cambiamento nel coinvolgimento del padre nell’accudimento e nella
crescita dei figli, le trasformazioni della nuova coppia a doppia carriera e le
conseguenze sulla figura paterna. Throsby e Gill (2004) sostengono che queste aree e
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
80
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
prospettive di studio escludono dall’analisi il significato profondo che l’uomo
attribuisce alla divenire padre e alla paternità e per questo risultano parziali e
incomplete.
Come afferma Agostiniani (2009), sebbene le trasformazioni socio-culturali
abbiano determinato il declino dell’immagine paterna tradizionale a favore di un
modello parentale di stampo materno, “con l’arrivo dei figli, il maschio è però obbligato
a inventarsi un ruolo paterno” (ibidem, 27). Badolato (1993) con una interessante
riflessione sul vissuto maschile nel tempo dell’attesa, definisce la mente del padre
gravida di pensieri ed emozioni nuove e descrive la complessità della trasformazione
richiesta al futuro padre che, da un lato, vede sancita e confermata la propria
mascolinità, dall’altro deve far ricorso alle proprie parti femminili che gli consentiranno
di accudire, proteggere e contenere emotivamente la partner a sua volta impegnata nel
contenimento del feto. Altri autori (Gannon, Glover e Abel, 2004) sottolineano che
mentre la maternità è la prima caratteristiche che le donne utilizzano per definire loro
stesse e con la quale vengono definite dagli altri, per gli uomini la paternità sembra solo
uno dei ruoli nei quali si riconoscono e vengono riconosciuti; al contempo, altri studi
focalizzati su gruppi di uomini sterili hanno invece evidenziato il ruolo centrale che, per
l’identità di genere di questi soggetti, riveste il non essere padre, come se la percezione
dell’importanza della paternità risulti più evidente quando questa è impossibile da
raggiungere.
Anche le ricerche sulle nuove forme familiari e di coppia (cfr. Goodwin, 2009;
Salerno, 2010) evidenziano come il ruolo maschile sia in grande trasformazione, a
partire proprio dalla funzione paterna che oggi sembra ricoprire uno spazio ampio nella
vita dell’uomo: si definisce infatti procreative conciousness l’esperienza soggettiva
dell’uomo
relativa
ai temi
della
procreazione
e
procreative
la
responsability
consapevolezza del suo ruolo in tema di scelte contraccettive, inizio della gravidanza,
eventuale interruzione della stessa (Marsiglio, Lohan e Culley, 2013); l’uomo è sempre
più visibile a cominciare dall’area del desiderio, dalla sua presenza attiva
nell’accudimento del bambino sin dalla nascita, dalla possibilità di ricoprire ruoli fino a
pochi anni fa esclusivamente femminili. Aarseth (2009), attraverso il concetto di
degendering, descrive un interscambio delle funzioni e dei ruoli paterni e materni in
merito ai compiti di cura che determina la cosiddetta intimate fatherhood nella quale la
relazione padre-figlio si caratterizza per alcuni elementi fondamentali quali presenza,
vicinanza, espressione delle emozioni, reciprocità e relazione diadica (Bosoni, 2011;
Raciti, 2016). Pur tuttavia nella società occidentale contemporanea la figura del padre
continua ad essere assimilato al cliché femminile, secondo un fenomeno che gli
psicoanalisti definiscono maternalizzazione del ruolo paterno (Busciolano et al., 2013).
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
81
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
Queste nuove figure, oggi ironicamente definiti “mammi”, incarnano il concetto di
paternità intesa come fatto sociale (Ventimiglia, 1994) e non più soltanto come fatto
privato: diventano dunque i portavoce del fenomeno che contrappone tradizione e
modernità e che, con difficoltà, tende al mutamento sociale sulla scia indissolubile delle
eredità storiche (Ruspini, Zajczyk, 2008; Raciti, 2016). Concordiamo con Andolfi (2001)
che in questo dibattito precisa che tradizionali prestazioni e compiti femminili ora
assunti e fatti propri dai padri non significavo uguaglianza di atteggiamenti tra padre e
madre ma mantengono una specificità se espressi dall’uomo o dalla donna.
Nell’ottica della medicina di genere (Baggio, Basili e Lenzi, 2014), che si basa
sull’idea che l’essere uomo o donna abbia un’influenza e condizioni sia l’esordio che il
decorso delle malattie, nonché gli aspetti diagnostici, i possibili trattamenti, la prognosi
e la cura con importanti ricadute anche in ambito preventivo, si è assistito negli ultimi
anni ad un crescente interesse per la salute dell’uomo e per la specificità di alcune
patologie fortemente influenzate dal genere sessuale del paziente che ne è affetto. Una
tra queste è per l’appunto la sterilità maschile, che rappresenta oggi una vera e propria
sfida al concetto di mascolinità diffuso nelle società occidentali.
In verità, entrando nello specifico tema oggetto del presente contributo, le
ricerche internazionali relative all’esperienza dell’uomo nei casi di sterilità,
childfreeness, interventi di PMA e in generale sulle tematiche legate alla procreazione è
ancora oggi piuttosto limitata. Uno dei motivi è proprio legato alla falsa associazione tra
fertilità e mascolinità che ha reso la sterilità maschile per alcuni anni un tabù,
alimentato dal fatto che l’uomo senza figli appare agli altri e si auto-percepisce anche
meno potente sessualmente con i conseguenti vissuti di vergogna e frustrazione; inoltre,
è più facile che la sterilità maschile venga associata a un problema nell’area della
prestazione sessuale, riferendosi, ad esempio, a una disfunzionalità erettile, mentre
quella femminile nell’opinione comune si lega a una sindrome organica (Edelmann,
Humphrey e Owens, 1994; Gannon, Glover e Abel, 2004).
Due recenti e interessanti rassegne di ricerche (Fisher e Hammarberg, 2012;
Culley, Hudson e Lohan, 2013) si interrogano sulle cause di tale carenza di studi; in
particolare, gli Autori evidenziano quanto poco si conosca in merito ai vissuti
dell’uomo nell’ambito delle scelte riproduttive, al suo ruolo nelle decisioni della donna
di intraprendere o meno una gravidanza, dei suoi vissuti di fronte alla diagnosi di
sterilità, sebbene sia alta la percentuale di coppie nelle quali essa dipende
esclusivamente da problematiche maschili. Tra i pochi dati emersi, l’infertilità per gli
uomini rappresenta un evento critico importante che attiva uno specifico set di
difficoltà emotive legate al genere. In particolare, gli uomini percepiscono la propria
forza e la propria virilità come minacciate, con dei vissuti di impotenza nel raggiungere
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
82
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
la paternità (Becker, 2000; Daniluk, 2001; Greil, 1991; Meerabeau, 1991; Nachtigall,
Becker e Wozny, 1992; Throsby, Gill, 2004; Daniluk, 1997).
Sempre a proposito dell’influenza delle caratteristiche attribuite, spesso in
maniera stereotipica, al ruolo femminile e a quello maschile, Moura-Ramos et al. (2012)
sostengono che per comprendere le ricadute della diagnosi di sterilità sull’uomo e sulla
donna è necessario contestualizzarle rispetto a significato che per quella specifica
cultura assume il concetto di madre e di padre; in generale, i comportamenti relativi alla
sfera sessuale, procreativa, all’unione matrimoniale e alla sua dissoluzione sono regolati
socialmente e culturalmente; nello specifico: “i livelli di fecondità di una società o di specifici
gruppi sociali al suo interno, dipendono infatti da una molteplicità di variabili che si presentano
in interpretazioni complesse, e che sono state efficacemente classificate per rendere conto della
loro interazione, ma anche di potenziali contraddizioni e paradossi” (Bartoletti, 2011, 28). In
questo senso, in contesti più tradizionalisti e meno culturalmente avanzati porterebbero
esasperare l’importanza della genitorialità soprattutto per la donna perché più
intrinsecamente legata al concetto di femminilità e, conseguentemente, ritenere più
devastante il non poter transitare alla condizione di madre, rispetto a quanto possa
accadere all’uomo, culturalmente meno connesso alla necessità procreativa. Nello
specifico, gli studi si interrogano sulle variabili maggiormente intervenienti sul valore e
sul significato che gli individui attribuiscono alla genitorialità e che spiegano il livello di
stress nelle persone affette da sterilità.
Gli Autori si concentrano sullo status socioeconomico e sulla collocazione
territoriale (urbana vs rurale) e, pur non riscontrando alcuna differenza di genere in
termini di valore attribuito alla genitorialità, trovano differenze significative rispetto al
significato che la sterilità riveste per l’uomo e la donna. In generale, un basso status
socio-economico e l’appartenenza ad un contesto rurale sono associati a una minore
accettazione dell’assenza dei figli e una maggiore esigenza di transitare allo status
genitoriale come evento critico evolutivo per la coppia e per la donna in modo
particolare. Altri studi (Dear e Merali, 2002) hanno rintracciato un più alto livello di
stress nelle coppie sterili con un grado di istruzione più basso ed appartenenti ad un
ceto socioculturale inferiore che sembrano anche mostrare maggiori difficoltà nei vissuti
scaturiti dal ricorso alle tecniche di PMA.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
83
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
4. Alcuni dati sul numero di coppie che scelgono di ricorrere alla PMA
Come già evidenziato, l’infertilità di coppia è un problema di vaste proporzioni e anche
in Italia coinvolge decine di migliaia di persone e di coppie. Il Ministero della Saluteiv
riporta dei dati particolarmente significativi relativi alla scelta delle coppie di ricorrere
alle tecniche di PMA, sia di I livello (inseminazione semplice), sia di II e III livello
(fecondazione extracorporea, cioè formazione di embrioni in vitro)v. Considerando le
procedure, le gravidanze e i nati, per tutte le tecniche PMA, nel 2015 si conferma
l’andamento degli ultimi due anni, diverso rispetto agli anni ancora precedenti. In
particolare, si registra una diminuzione dei cicli di trattamento e nello specifico di quelli
del I livello (inseminazione semplice). Aumentano invece i cicli da tecniche di
scongelamento degli embrioni, mentre continuano a diminuire i cicli da scongelamento
degli ovociti.
Il numero complessivo di coppie trattate continua a diminuire (71.741 nel 2015),
rispetto all’aumento costante registrato precedentemente fino al 2012, seppur rimanga
elevato. In particolare, si conferma la diminuzione delle coppie che accedono alle
tecniche di I livello e di quelle per le tecniche del II e III livello, mentre aumentano solo
quelle che sono ricorse alle tecniche di scongelamento. La lieve diminuzione
complessiva delle gravidanze (15.670 nel 2012, 15.550 nel 2015) è dovuta esclusivamente
alla diminuzione di quelle ottenute con inseminazione semplice. Aumentano infatti le
gravidanze ottenute dall’applicazione di tutte le tecniche di II e III Livello (sia con
tecniche a fresco che con tecniche di scongelamento). In particolare, nelle tecniche a
fresco, si registra un lieve aumento dell’applicazione della tecnica ICSI (Intra
Cytoplasmatic Sperm Injection, dall’85,2% nel 2012 all’86,0% nel 2015) ed una lievissima
riduzione dell’applicazione della tecnica FIVET (Fertilization In Vitro Embryo Transfer,
dal 14,8% al 14,0% nel 2015).
Resta sostanzialmente invariata l’età delle coppie che accedono alle tecniche di
PMA (da 36,5 anni nel 2012 a 36,6 anni nel 2015) Si conferma invece l’aumento
progressivo delle pazienti con più di 40 anni, mentre diminuiscono le pazienti con
meno di 34 anni (-11,8%, nel 2015). L’età media delle pazienti che in Italia si
sottopongono alla PMA è più elevata rispetto a quanto osservato negli altri paesi
europei, per i quali nel 2010 si ha un valore di 34,7 anni. E’ ben noto come gli esiti
positivi delle procedure siano in rapporto all’età delle donne, con probabilità ridotte di
iv
v
Cfr. Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge contenente norme in materia di
procreazione medicalmente assistita (Legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 15), del 26 Giugno 2015.
Si precisa che si fa riferimento anche alle tecniche di scongelamento per il II e III livello, quando si utilizzano gameti per
formare embrioni, o si utilizzano direttamente embrioni, precedentemente congelati e conservati nei centri.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
84
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
ottenere una gravidanza con l’aumentare dell’età, gravate ulteriormente da una elevata
percentuale di esiti negativi della gravidanza stessa (aborti spontanei e volontari, morti
intrauterine, gravidanze ectopiche).
Continua il trend di aumento dell’età delle donne che accedono alla PMA, 36,55
anni per le tecniche a fresco di II e III livello e della percentuale di donne che vi
accedono con oltre 40 anni (31%). L’accesso alle tecniche di PMA di donne in età sempre
più avanzata è dovuta alla tendenza per cui in Italia si cerca di avere figli in un’età
sempre più elevata, quando la fertilità è ridotta. Questo fenomeno implica anche che la
scoperta dell’infertilità si verifichi ad un’età nella quale anche l’efficacia delle tecniche
di PMA è limitata.
Il quadro generale che emerge dai dati relativi all’applicazione della Legge
40/2004 per il triennio 2012-15 offre poche variazioni rispetto alla situazione degli anni
precedenti. Si confermano sia la tendenza all’aumento del numero di centri privati, che
quella secondo cui il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene
effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati.
5. Vissuti emotivi della coppia PMA: i domini dell’uomo e della donna
La ricerca psicologica ci ha permesso di entrare in contatto con le esperienze emotive
delle coppie che affrontano il percorso PMA, nonchè di quei genitori che hanno
concepito attraverso le diverse tecniche d’inseminazione. Secondo gli psicologi della
riproduzione, conoscere le rappresentazioni genitoriali ed il vissuto emotivo dei
genitori che concepiscono con la PMA può allontanare dalla rappresentazione sociale di
una presunta “onnipotenza”, che spesso viene attribuita alle coppie che intraprendono
questo complesso e doloroso percorso (Hodgekiss, 2013).
Secondo gli studi di Holter et al. (2006), le reazioni emotive vissute dalle coppie
infertili sono connesse a specifici domini, il cui funzionamento non è stato ancora
spiegato in modo chiaro. Ulteriori approfondimenti potrebbero, ad esempio, risultare
funzionali per comprendere quali aree vengono maggiormente coinvolte in quelle
coppie che hanno interrotto il trattamento di PMA, per problematiche personali o di
coppia o per l’elevato livello di stress emotivo, e che avrebbero meno probabilità di un
successo riproduttivo dopo un anno dall’interruzione della PMA (Gamerio et al., 2012).
Sembrerebbe in tal senso importante prendere in considerazione una prospettiva multidimensionale dello stress correlato all’infertilità (Moura-Ramos et al., 2012).
In realtà, gli studi condotti in Italia da Donarelli et al. (2015) indicano che, da un
punto di vista statistico, potrebbe non essere necessario distinguere tanti differenti
domini, piuttosto considerarne solo alcune dimensioni. Da un punto di vista clinico,
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
85
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
invece, ulteriori ricerche potrebbero orientarsi sulla focalizzazione di quali dimensioni,
intra ed inter personali, rivestano un signifivativo ruolo nel modo in cui le coppie
affrontano la propria esperienza di inferitilità. Da questa prospettiva, due variabili
principali di tipo intrapersonale (la motivazione e l’intenzione di avere un bambino)
influenzerebbero i domini interpersonali (relazionali, sessuali, sociali) correlati allo
stress dell’infertilità. Queste correlazioni risulterebbero inoltre molto utili ad orientare i
clinici nel lavoro di recupero del funzionamento psicologico di quelle aree
particolarmente “danneggiate” dallo stress emotivo, nelle coppie che seguono un
trattamento di PMA (Donarelli et al., 2015).
Il contesto sociale e le problematiche relazionali della coppia risulterebbero i due
fattori significativamente correlati con il livello d’ansia, suggerendo che un alto livello
di infertility stress comporti un deterioramento del benessere emotivo di entrambi i
partner e particolarmente delle donne (Cousineau e Domar, 2007).
Uno dei primi studi che ha valutato lo stato psicologico (rapporto coniugale,
autostima e livello di ansia e depressione) delle coppie che hanno ottenuto la
gravidanza tramite PMA, riporta una maggiore soddisfazione nel successo del
concepimento e punteggi più bassi negli item sulla valutazione della libertà sessuale
durante la gravidanza, sulle relazioni familiari e sulla preoccupazione dell’esito della
gravidanza (Klock, Jacob e Maier, 1994). Un ulteriore studio prende in considerazione i
fattori di personalità e le risposte emotive delle coppie all’inizio della gravidanza
(Hielmstedt et al, 2003). Lo scopo di tale indagine è stato duplice: confrontare
l’assessment psicologico di un gruppo di soggetti che ha avuto accesso a IVF con un
gruppo di controllo e valutare in che modo l’angoscia sperimentata durante il periodo
di infertilità e durante il trattamento abbia influenzato la reazione emotiva alla
gravidanza ed il suo corso. I principali risultati indicano l’esistenza di un elevato livello
di ansia per la salute del bambino e per la gravidanza. In generale, emerge che non
esistono differenze significative nei livelli di ansia generale tra i soggetti IVF e quelli
non IVF. Tuttavia, i soggetti IVF presentano un livello di ansia specifica per l’esito della
gravidanza e la salute del bambino maggiore rispetto a quello dei soggetti non IVF
(ibidem).
Inoltre, seppur siano davvero pochi i dati, l’indagine rivela anche delle
significative differenze a livello emotivo tra uomini e donne. I padri infatti
risulterebbero maggiormente condizionati dalle pressioni sociali, manifestando un
livello di stress emotivo espresso con difficoltà sessuali, abbassamento del livello di
autostima, tendenza all’irritabilità, maggiore tensione muscolare e bassi punteggi
nell’evitamento della monotonia probabilmente a causa della storia di infertilità e delle
paure ad essa connessa. Dalle risposte di alcuni padri, sembra inoltre che l’esperienza
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
86
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
emotiva in un contesto sociale che non riconosce la loro sofferenza e spesso li accusa di
“volere un figlio ad ogni costo”, sia ancora così nuova, dal punto di vista della cultura
della famiglia, che mancano le parole per definirla ed è difficile per i genitori stessi
riconoscersi nelle categorie emotive “tradizionali” (ibidem).
Gran parte delle ricerche internazionali, orientate allo studio dei vissuti durante
il percorso genitoriale con PMA, indicano come più complessa e delicata l’elaborazione
emotiva dell’esperienza sia per i padri, sia per le madri, sia per la coppia (Culley,
Hudson e Lohan, 2013).
Una ricerca di Crittenden (2004) svolta in Italia ha indagato sulle caratteristiche
della relazione genitori-figli in famiglie che hanno concepito con PMA e con tecniche
mediche per la terapia della sterilità maschile (Intracytoplasmic Sperm Inyection- ICSI). Il
questionario utilizzato e rivolto espressamente ad entrambi i genitori, è finalizzato
all’analisi dei vissuti materni e paterni dopo la nascita. Tra i risultati, la questione
sull’avere informato o meno il proprio figlio sul modo in cui è venuto al mondo (“Ha
parlato a suo figlio della sua nascita?”) differenzia particolarmente i due gruppi genitoriali
(PMA/non PMA). La maggior parte dei soggetti PMA, sia madri che padri
(rispettivamente il 78 % e l’83%), dichiara di non avere parlato con il proprio figlio della
sua nascita, a differenza delle madri e dei padri del gruppo di controllo
(rispettivamente il 38% ed il 64%). In generale, il pensare al concepimento PMA pare
impedire ai genitori di parlare ai propri figli della loro reale attesa, gravidanza e nascita.
Tale difficoltà si evidenzierebbe innanzitutto tra l’essere padre e l’essere madre, prima
che tra l’essere genitore PMA o non PMA. Inoltre, i dati sull’osservazione della
relazione genitori-bambini attraverso il Care Index (Crittenden, 2004), e volti ad
individuare gli indici di stile del contesto relazionale intrafamiliare, consentono un
approfondimento dei vissuti genitoriali. In particolare, dai risultati del lavoro ad un
anno dalla nascita, emergono differenze significative tra i genitori del gruppo
sperimentale e quelli del gruppo di controllo. I genitori ICSI appaiono infatti più
controllanti ed intrusivi nella relazione genitori-figli, rispetto ai genitori del gruppo di
controllo.
Queste
modalità
relazionali
potrebbero
riflettersi
sullo
sviluppo
comportamentale dei bambini. Tuttavia, secondo Crittenden (2004), nel primo anno di
vita dei figli, i genitori tenderebbero a mantenere un maggior controllo emotivo,
proprio allo scopo di proteggerli dalle proiezioni angosciose genitoriali, favorendo un
sviluppo cognitivo adeguato (Crittenden, 2004). Tali dati sono peraltro confermati nel
secondo anno di vita del bambino, per la presenza di una migliore interazione genitorifigli. Inoltre, i risultati hanno messo in risalto una particolare complessità delle
emozioni dei padri (l’ICSI riguarda proprio la sterilità maschile), che sembra portarli ad
una maggiore profondità e consapevolezza della relazione genitoriale. In generale, i
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
87
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
genitori ICSI della ricerca condotta in Italia hanno saputo differenziare tra le
dimensioni: individuale, adulta e genitoriale indicando come, nonostante la ferita della
infertilità sia personale e/o di coppia, il bambino reale e le funzioni genitoriali possono
non essere coinvolti in tale dimensione (La Sala, Gallinelli e Fagandini, 2004).
Un’ulteriore esplorazione delle dimensioni riproduttive si è orientata ad una
prospettiva di tipo generazionale. Il passaggio da una generazione all’altra permette
infatti il costituirsi di catene genitoriali e filiali inserite nel tempo e nella storia della
coppia e della famiglia. In particolare, una serie di ricerche (Ammaniti et al., 1995;
Andreotti, Bucci e Marozza, 2001; Di Vita e Giannone, 2006), condotte nel periodo
perinatale e post natale, ha preso in analisi le rappresentazioni mentali sulla maternità e
paternità e sul bambino. Esse risultano fortemente attivate ed includono le memorie
materne e paterne delle proprie relazioni precoci, le fantasie, le speranze, le paure sul
bambino/a. Queste memorie creano diverse “catene associative”, che possono introdurre
il tema del segreto, del non detto, del lutto, ancora presente, dell’infertilità nella coppia
e nella famiglia (Cigoli, 2013).
Rispetto alle coppie PMA, i dati sia clinici sia della ricerca psicologica rivelano
una scarsa presenza di fantasie e di sogni, come se il “paradosso del concepimento infertile”
possa raggelare lo scenario delle rappresentazioni e delle relazioni familiari e sociali. La
gravidanza da PMA può essere vissuta dalla donna come un’esperienza che appartiene
a lei soltanto, caratterizzata da un alto grado di differenziazione dalla propria madre,
interrompendo quindi la trasmissione psicologica transgenerazionale. Allo stesso modo
per i padri, le rappresentazioni di sé come genitore sono più fragili ed incerte nei padri
PMA che nei padri non PMA; anche dopo aver ottenuto la gravidanza, anche dopo lo
nascita del figlio, i padri PMA appaiono ancora molto coinvolti dalla complessità del
percorso medico affrontato e dalla sofferenza per la ferita narcisistica dell'infertilità, che
sembra non potersi rimarginare (soprattutto se l’infertilità è maschile) (La Sala,
Gallinelli e Fagandini, 2004).
Rispetto ai segnali di rischio psicopatologico, il numero di genitori con sintomi di
depressione risulta molto più alto nel gruppo PMA soprattutto prima della nascita
(29,20% di depressione nelle coppie PMA in gravidanza versus il 5,70% nelle coppie
non PMA). La sintomatologia depressiva in gravidanza può essere legata, nel gruppo
PMA, ad un’amplificazione delle angosce genetiche che, nelle situazioni di infertilità,
rischiano di ostacolare il lavoro della maternità e paternità psichica. Dopo il parto i due
gruppi si avvicinano (20% per le coppie PMA versus il 17,10% nelle coppie non PMA)
rispetto alla presenza di segnali depressivi che, nel gruppo di controllo, sono collegabili
al maternity blues. È importante rilevare che sono inclusi anche i padri nel gruppo di
genitori depressi PMA, mentre nel gruppo di controllo non risultano padri depressi (La
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
88
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
Sala, Gallinelli e Fagandini, 2004; Agostini et al., 2009). Per quanto riguarda l’ansia
manifesta, il gruppo PMA mostra un punteggio molto più alto rispetto al gruppo di
controllo. Sia le madri PMA che i padri PMA, riportano un punteggio più alto rispetto
alle madri e ai padri del gruppo di controllo. Tale aspetto è osservabile alla 30-32 esima
settimana e si mantiene anche dopo la nascita del bambino. Nel gruppo PMA l’ansia
manifesta tende quindi ad essere più intensa ed è ipotizzabile che così come le angosce
genetiche siano più pervasive, allo stesso modo le ansie di ruolo incidano
maggiormente su rappresentazioni di sé come genitori in modo dipendente dalla
tecnica. La maggior parte delle rappresentazioni del bambino infine risulta simile in
entrambi i tipi di coppie. Le numerose somiglianze nelle rappresentazioni genitoriali
dei gruppi PMA e di controllo ci fanno comprendere quanto ci sia di comune e di
“inevitabile” nell’esperienza di diventare genitori al di là delle modalità del
concepimento (Peterson et al., 2006; Agostini et al., 2009).
In generale, dai risultati delle ricerche con i genitori PMA emerge innanzitutto
un quadro emotivo complesso, ove la sofferenza per la ferita narcisistica della sterilità e
la successiva esperienza traumatica della PMA orientano le coppie ad intraprendere un
percorso di sostegno psicologico che possa accompagnarli e consentire l’elaborazione di
tali ferite emotive, verso una adeguata genitorialità. Questa riflessione clinica è
importante in ogni fase del percorso PMA, sicuramente in presenza di un fallimento
delle tecniche, ma anche in caso di successo quando la gravidanza inizia ed il sogno
inizia a realizzarsi (Fagandini et al., 2012).
L’elaborazione individuale e nella coppia dei vissuti emotivi connessi alla
propria storia del concepimento di un figlio attraverso le tecniche PMA rappresenta
pertanto una fase essenziale nel percorso da seguire. Aprire riflessioni su questi aspetti
significa interrogarsi maggiormente sui percorsi clinici, per offrire soluzioni più efficaci,
arginare maggiormente la sofferenza psicologica e soprattutto permettere alle coppie di
riprendersi internamente responsabilità e attiva partecipazione al processo generativo
(Riccardi e Monti, 2003; Fabrizi, Gambini e Simonelli, 2007).
6. I vissuti dei padri PMA: perché così pochi dati in letteratura?
“Where are all the men?”. Un recente articolo (Culley, Hadson e Lohan, 2013) mette in
evidenza lo stato di marginalizzazione degli uomini e dei padri nella ricerca scientifica e
sociale sulla infertilità, almeno negli ultimi 25 anni. Effettivamente, è difficile riscontrare
in letteratura dati relativi agli aspetti psicologici connessi alla PMA o alle sue
conseguenze ed ai vissuti emotivi dal punto di vista maschile rispetto all’infertilità,
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
89
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
come se eterosessuali o omosessuali, sposati o non, fertili o infertili, gli uomini
rappresentino il second sex nelle ricerche sulla riproduzione.
Le Autrici individuano in tal senso le possibili ragioni di tale marginalizzazione e
della conseguente carenza di dati. Innanzitutto, come già riferito, la prima ragione
riguarda la realtà biologica che vede il tema dell’infertilità, così come quello della
riproduzione, come una problematica fondamentalmente della donna (Inhorn et al.,
2009). Una delle limitazioni riguarda infatti la dimensione culturale connessa
all’infertilità nella vita di una donna e focalizzata solo sugli aspetti al femminile, che
vedono la donna quale unica protagonista della gravidanza, nonché delle difficoltà nel
concepimento, del parto e dopo la nascita della cura dei figli. In tal modo, ai padri
spetterebbe un ruolo periferico che li priverebbe sia dei propri diritti, sia della stessa
responsabilità genitoriale, nell’attesa e nella pianificazione della gravidanza, nonché
nella cura dei figli (Fisher e Hammerberg, 2012).
Ancora meno esplorate sono, tra l’altro, le dimensioni che riguardano la
partecipazione al progetto riproduttivo e soprattutto i desideri procreativi degli uomini
PMA. I pochi studi in merito evidenziano come sia comunque la donna ad essere
coinvolta nelle cure contro la sterilità, anche quando la causa delle difficoltà procreativi
è il partner; è dunque la donna che riveste il ruolo di paziente, ed è sempre su di lei che
vengono applicati i protocolli medici. Questo non fa che rinforzare l’esclusione
dell’uomo da questo percorso tratteggiandone una figura silenziosa, posta sullo sfondo,
poco consapevole dei tempi tecnici che spesso caratterizzano i cicli di cure, spesso
fisicamente assente (fuori dalla stanza) durante alcuni interventi medici (Culley,
Hudson e Lohan, 2013). A questo si connette un’ulteriore ragione della poca attenzione
posta dai ricercatori sulla componente maschile della coppia sterile dato che spesso il
reclutamento dei soggetti avviene tra i pazienti sottoposti a cure mediche che, come già
detto, riguardano prevalentemente le donne che risultano i principali treatment seekers
nel caso delle cure contro la sterilità (Greil, 1997). Sembrerebbe, dunque, che limitazioni
di tipo logistico e metodologico rendano ancora più difficoltoso il coinvolgimento degli
uomini che risulterebbero meno disponibili all’esplorazione dei propri vissuti ed in
particolare rispetto al proprio desiderio di avere dei figli, alle tecniche PMA, alla
gravidanza e alla nascita. Secondo Roberts et al. (2011) questa scarsa disponibilità viene
letta come una tendenza alla chiusura rispetto a delle tematiche così delicate, in cui
emergerebbe la fragilità o un elevato stress emotivo da parte degli uomini che
risulterebbero in tal modo “resistenti” alla ricerca (Daniluk e Koert, 2012; Sandelowski e
de Lacey, 2002; van Balen, 2002).
Analogamente, dagli studi di Malik e Coulson (2008) sugli uomini che seguono
gruppi di supporto on line emergono emozioni fortemente negative e difficoltà
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
90
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
relazionali, connesse alla scoperta dell’infertilità, nonostante il loro tentativo di
nascondere il proprio disagio e l’angoscia per proteggere la propria partner (National
Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health, 2012; Skakkebaek,
Giwercman e de Kretser, 1994; Marsiglio, Lohan e Culley, 2013).
7. Interventi psicologici nel percorso PMA
Il dolore mentale si può trasformare in psicopatologia solo se non viene accolto,
contenuto e condiviso. Questa riflessione clinica è importante in ogni fase del percorso
PMA, sicuramente nel fallimento, ma anche nel successo. Nel percorso PMA occorre
infatti un lavoro integrato ed interdisciplinare che si prenda cura dei partner della
coppia nella loro interezza, come corpi, menti ed emozionalità. E’ necessario, all’interno
della tecnologia e delle procedure biomediche più avanzate, che si creino spazi fisici,
temporali e mentali in cui sia possibile aiutare la coppia a mantenere il contatto con il
proprio mondo interno, perché possano attingere alle proprie risorse emotive, essere
protagonisti e responsabili, perché sia agevolato il passaggio dalla “fecondazione” alla
“procreazione” (Riccardi e Monti, 2003). Lo scopo del trattamento dell’infertilità in
un’ottica interdisciplinare ristabilisce uno spazio per il reale (biotecnologie) ed uno per
l’immaginario (vissuti, relazioni, fantasie). Lo spazio dell’immaginario non riguarda
solo gli psicologi, anzi, attraversa, in modo più o meno conscio, tutta l’esperienza delle
coppie infertili nelle varie fasi PMA e negli incontri con tutti gli operatori, soprattutto
con i medici e con i biologi (Schmidt et al., 2003; Riccardi e Monti, 2003).
La legislazione, in questo senso, offre un’opportunità: le linee Guida della legge
40/2004 (pubblicate nel 2008) riconoscono la necessità di supportare psicologicamente la
coppia durante l'iter diagnostico e terapeutico e indicano che ogni centro per la PMA
debba assicurare la presenza di un adeguato sostegno psicologico alla coppia,
predisponendo la possibilità di una consulenza da parte di uno psicologo
adeguatamente formato nel settore. Le difficoltà spesso rilevate nell’efficacia degli
interventi derivano da carenza di personale specificamente preparato, dalla necessità di
un maggior confronto tra esperienze diverse ed istituzionalmente separate, ma
soprattutto dalla necessità di una maggiore integrazione tra personale medico e
personale psicologico. Nella maggior parte dei centri, gli psicologi infatti effettuano solo
consulenze separate dal resto dell'attività clinica PMA, rischiando di confermare nei
pazienti un’esperienza di scissione tra sofferenza fisica e psichica, tra corpo e mente
(Fagandini et al., 2006).
Il sostegno psicologico alla coppia sterile può essere richiesto in diversi momenti
e acquista differenti significati in base alla fase che la coppia sta attraversando; il
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
91
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
momento della diagnosi, ad esempio, richiama la necessità di sostenere la coppia di
fronte a un lutto che, come abbiamo visto, riguarda entrambi in maniera diversa; in
seguito, accompagnare la coppia nell’elaborazione comporta il supporto al rilancio di
un patto di coppia che la sterilità rischia di infrangere; la fase di adattamento spesso
coincide con quella nella quale si prendono importanti decisioni come rivolgersi alla
procreazione medicalmente assistita o prendere in considerazione l’adozione. Di certo,
la sindrome da sterilità richiede, nella maggioranza dei casi, un supporto psicologico che
necessita di formazione specifica dato che non è equiparabile a nessun altra forma di
lutto che psicologi, counsellors o psicoterapeuti possono incontrare nella loro pratica
clinica (Peterson, Gold e Feingold, 2007; Ardenti, 2011).
Le tematiche più frequenti affrontate nei percorsi di sostegno psicologico
individuali e di coppia attengono ad aspetti depressivi o ansiosi sia dell’uomo che della
donna, problemi di ristrutturazione dell’identità destabilizzata dalla condizione di
sterilità, problematiche relative alla relazione tra i partner che possono riguardare
l’esacerbazione di tensioni e conflitti pre-esistenti, spesso legati alla sfera sessuale che
viene investita di nuovi significati o che deve ritrovare una dimensione fine a se stessa e
sganciata dalla funzione procreativa. A tali tematiche, se ne affiancano altre che aprono
riflessioni sugli aspetti affettivi dell’organizzazione, i vissuti emotivi dei diversi ruoli
professionali, le modalità comunicative tra gli operatori sanitari e le coppie.
Rispetto all’attività di consulenza psicologica, si possono evidenziare tre
passaggi fondamentali per cui accompagnare una coppia durante la PMA: la fase
decisionale: ovvero, quella che precede l’inizio del trattamento in cui viene offerta
l’informazione su tutti i risvolti emotivi e relazionali della decisione di intraprendere il
percorso; la fase del sostegno: quella che accompagna la coppia nei momenti di
difficoltà e di decisioni difficili durante la PMA; la fase terapeutica: la coppia o il singolo
vengono aiutati a far fronte alle conseguenze negative della diagnosi di infertilità o
dell’eventuale fallimento del trattamento (La Sala, 2006).
Tuttavia, nonostante esistano indicazioni specifiche sul ruolo dello psicologo nei
centri PMA, al momento attuale non esiste una formazione specifica per chi vuole
approfondire questo settore. La richiesta di consulenza e di supporto psicologico deve
essere una libera scelta delle coppie ma l’opportunità deve essere allo stesso tempo
accessibile in tutte le fasi dell’approccio diagnostico e terapeutico dell’infertilità ed,
eventualmente, anche dopo che il processo di trattamento è stato completato, sia in caso
di insuccesso che di gravidanza e nascita (Boivin, 2003; Boivin e Schimdt, 2005).
La complessità del percorso della PMA necessita di considerare il contesto
emotivo e relazionale non solo della coppia che accede al percorso ma anche degli
operatori sanitari che l’accompagnano. Sarebbero necessari quindi, anche per migliorare
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
92
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
la comunicazione con le coppie, incontri periodici tra gli operatori medici, biologi,
infermieri, psicologi per confrontarsi e condividere i risultati delle ricerche svolte,
riflettere sul lavoro clinico e analizzare situazioni particolarmente problematiche.
Obiettivo centrale di tutte le tipologie di intervento psicologico rimane il
sostenere il desiderio di genitorialità, cercando di leggere i rischi fisici e psichici della
PMA, sollecitando una cultura della “normale complessità” della nascita e del
concepimento e restituirla ai genitori perchè possano davvero sentirsi protagonisti attivi
del loro progetto di procreazione (Fagandini et al., 2006).
8. Conclusioni
L’aumento dei casi di sterilità ha ampliato la conoscenza del fenomeno, sempre più
diffuso e noto nella popolazione e sempre più oggetto di interesse in campo medico e
scientifico. Ciò ha reso le coppie che ne sono colpite maggiormente consapevoli e capaci
di gestirne le conseguenze sociali ed emotive anche se fattori quali il livello culturale, lo
status socio-economico, l’etnia, e l’appartenenza a paesi in via di sviluppo condiziona
fortemente il valori relativi al divenire genitori e crescere un figlio.
Sulla complessità del generare oggi, le problematiche ad essa connessa pongono
ricercatori e operatori della medicina della riproduzione di fronte a situazioni non
univoche o dogmatiche. Secondo Vegetti Finzi (1997), esistono delle zone “grigie” che
non devono rimanere zone d’ombra. Anzi esse vanno esplorate, senza cercare subito
soluzioni o certezze, ascoltando i protagonisti, i pazienti, le coppie, i genitori, sapendo
aspettare, imparando a lasciare in sospeso. E’ più che evidente che il focus biologico e
clinico sugli aspetti corporei, in relazione sia alla diagnosi sia al trattamento, nonché alla
scienza riproduttiva e alla pratica clinica ha incrementato gli studi sulle donne e di
conseguenza ha messo da parte quelli sull’infertilità degli uomini, dando risalto
principalmente alla storia medica e psicologica della donna (Clarke, 1998; Laborie, 2000;
Meerabeau,1991).
In particolare, rispetto alla marginalizzazione degli uomini e dei padri nel
percorso della PMA, certamente ci sentiamo di sostenere un approccio di studio che
non tenda a patologizzare le differenze di genere rispetto al tema dell’infertilità, in
termini di stress emotivo, livello di ansia o stato depressivo. Piuttosto si vuole
enfatizzare l’esigenza di esplorare in modo più profondo e sia nel breve che lungo
termine, le modalità con cui uomini e donne vivono l’esperienza dell’infertilità a livello
personale e nella coppia. Inoltre, un focus di ricerca potrebbe orientarsi sul modo in cui
gli uomini vivono l’esperienza della paternità durante il percorso di PMA e più a lungo
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
93
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
termine e se apprezzano o meno i benefici del sostegno psicologico che possono
ricevere durante il trattamento (Culley, Hudson e Lohan, 2013).
Le questioni sui limiti metodologici degli attuali studi presenti in letteratura, sia
nella ricerca clinica che sociale, sembrano sempre più evidenziare l’ulteriore necessità di
un approccio di ricerca inter-disciplinare che possa incorporare le esperienze degli
uomini da una più ampia popolazione e possa tenere conto dei fattori sociali, etnici,
sessuali e del ciclo di vita connessi alle esperienze degli uomini di fronte alla
infertilità/fertilità.
Andare oltre tali limiti di ricerca e di pensiero, può favorire un atteggiamento
diverso anche nella relazione tra l’operatore sanitario ed il paziente, senza il rischio di
un relativismo etico e piuttosto di un forte rigore e senso di responsabilità e rispetto.
Una comprensione più ampia del modo in cui i contesti culturali possano modellare le
rappresentazioni sociali e le nozioni sul tema dell’infertilità sia degli uomini, sia delle
donne potrebbe avere un impatto diverso sulla loro capacità di affrontare le sfide
dell’infertilità e gli esiti del trattamento stesso. Una cultura del limite che si ponga
continuamente domande non solo sui risultati delle tecniche scientifiche o dei fenomeni
sociali, ma sui loro significati umani. L’esperienza di sentimenti “perturbanti”, che
sempre più caratterizza il momento storico attuale della medicina della riproduzione,
non va né sottovalutata né sopravvalutata, ma resa pensabile, cercando strumenti di
riflessione, evitando che la “realtà sovrasti la mente e la renda muta”(Fagandini et al., 2006,
34). E’ una complessità che unisce gioia e sofferenza e soprattutto fa emergere negli
uomini e nelle donne, così come negli operatori di cura, risorse emotive straordinarie
che andrebbero maggiormente valorizzate.
Bibliografia
1. Aarseth, H. (2009). From modernized masculinity to degendered lifestyle
projects.
Men
and
Masculinities,
11,
(4):
424-440.
DOI:
http://dx.doi.org/10.1177/1097184X06298779.
2. Agostini F., Monti F., Fagandini P., La Sala G.B. and Blickstein I. (2009).
Depressive symptoms during late pregnancy and early parenthood following
assisted reproductive technology. Fertility and Sterility, 91 (3) : 851-7. DOI:
10.1016/j.fertnstert.2008.01.021.
3. Agostiniani R. (2009). Padri non si nasce, lo si diventa. In Corridori M., Fanos T. e
Fanos V. a cura di, Il padre contemporaneo. Quartu S. Elena (CA): Hygeia Press, 2732.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
94
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
4. Ammaniti M., Candelori C., Pola M. e Tambelli R (1995). Maternità e gravidanza.
Studio sulle Rappresentazioni materne in gravidanza, Milano: Cortina.
5. Andolfi M. (2001). Il padre ritrovato. Milano: FrancoAngeli.
6. Andreotti S., Bucci A. e Marozza M.I.(2001). Gravidanza FIVET: rappresentazioni
materne ed aspetti psicologici, Psichiatria, Psicoterapia analitica, Retrieved from
http://www.psychomedia.it/pm-revs/journals/ppa/articoli/fivet.htm.
7. Ardenti R. (2011). Sindrome da sterilità: il complesso di inferiorità e la relativa
compensazione. Rivista di psicologia individuale, 69: 51-61 .
8. Badolato G. (1993). Identità paterna e relazione di coppia. Trasformazione dei ruoli
genitoriali. Milano: Giuffrè.
9. Baggio G., Basili S. e Lenzi A. (2014). Medicina di genere. Una nuova sfida per la
formazione del medico. Medicina e chirurgia, 62: 2778-2782.
10. Bartoletti R. (2011). Fertilità, fecondità, sterilità: le dimensioni sociali e culturali di un
fenomeno parzialmente sommerso. In Bartoletti R., a cura di, Cultura riproduttiva.
Fertilità e sterilità tra comunicazione e prevenzione. Milano: FrancoAngeli, 23-38.
11. Basten S. (2009). Voluntary childlessness and being childfree. The Future of
Human Reproduction, 5: 1-23.
12. Becker G. (2000). The Elusive Embryo: How women and men approach new
reproductive technologies. Berkeley (CA): University of California Press.
13. Boivin J.(2003). A review of psychosocial intervention in infertility. Social Science
and Medicine, 57 (12): 2325-2341. DOI10.1016/S0277-9536(03)00138-2.
14. Boivin J. and Schmidt L.(2005). Infertility-related stress in men and women
predicts treatment outcome 1 year later. Fertility and Sterility,83: 1745–52. DOI:
10.1016/j.fertnstert.2004.12.039.
15. Bosoni M. L. (2011). Uomini, paternità e lavoro: la questione della conciliazione
dal punto di vista maschile. Sociologia e politiche sociali, 14 (3): 63-86.
16. Boszormenyi-Nagy I. e Spark G.M. (1988). Lealtà invisibili. Le reciprocità nella
terapia familiare intergenerazionale. Roma: Astrolabio.
17. Busciolano S., Degiorgis L., Galli D. e Garavini C.M. a cura di (2013). Paternità e
padri: Tra regole e affetti. Milano: FrancoAngeli.
18. Cigoli V. (2013). L’albero della discendenza. Clinica dei corpi familiari,
Milano:Cortina.
19. Clarke A. (1998). Disciplining reproduction: modernity, American life sciences
and the problems of sex. Berkeley: University of California Press.
20. Cousineau T.M. and Domar A. (2007). Psychological impact of infertility. Best
practice & research. Clinical obstetrics & Gynaecology, 27:293–308. DOI:10.1016/j.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
95
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
21. Crittenden P.M. (2004). CARE-INDEX, In Lambruschi F., a cura di, Psicoterapia
cognitiva dell’età evolutiva, Torino: Boringhieri.
22. Culley L., Hudson N. and Lohan M. (2013). Where are all the men? The
marginalization of men in social scientific research on infertility. Reproductive
BioMedicine
Online,
27
(3):
225–235.
DOI:
http://dx.doi.org/10.1016/j.rbmo.2013.06.009
23. Daniluk J. C. (1997). Gender and infertility. In Leiblum S.R., editor, Infertility:
Psychological issues and counseling strategies. New York: John Wiley, 103-125.
24. Daniluk J.C. (2001). Reconstructing their lives: a longitudinal, qualitative analysis
of the transition to biological childlessness for infertile couples. Journal of
Counseling and Development,79, 439-49.
25. Daniluk J.C. and Koert E. (2012). Childless Canadian men’s and women’s
childbearing intentions, attitudes towards and willingness to use assisted human
reproduction. Human Reproduction, 27, 2247-2253. DOI: 10.1093/humrep/des190.
26. Dear A.S. and Merali Z. (2002). Infertility and social suffering: the case of ART in
developing countries. In E. Vayena, Rowe P. e Griffin P. D., editors, Current
practices and controversies in assisted reproduction: report of a WHO meeting. Geneva:
World health Organization, 272-280.
27. Di Vita A.M.e Giannone F., a cura di (2006). La famiglia che nasce, Milano: Franco
Angeli.
28. Donarelli Z., Gullo S., Lo Coco G., Marino A., Scaglione P., Volpes A. and Allegra
A. (2015). Assessing infertility-related stress: the factor structure of the Fertility
Problem Inventory in Italian couples undergoing infertility treatment. Journal of
Psychosomatic
Obstetrics
&
Gynecology,
36(2),
58–65.
DOI.org/10.3109/0167482X.2015.1034268.
29. Edelmann R.J., Humphrey M. and Owens D. J. (1994). The meaning of
parenthood and couples’ reaction to male infertility. British Journal of Medical
Psychology, 67: 291-299. DOI: 10.1111/j.2044-8341.1994.tb01797.x
30. Erikson E. (1984). I cicli della vita. Continuità e mutamenti. Roma: Armando.
31. Fabrizi A., Gambino G. e Simonelli C. (2007). Aspetti sessuologici della PMA
nell'uomo (Sexuological aspects of ART in men), Rivista di Sessuologia Clinica, 1, 522.
32. Fagandini P., Monti F., Agostini F., Fava R. e La Sala G.B. (2006). La complessità
della genitorialità: esperienza materna e paterna tra sterilità e procreazione. In La
Sala G.B., a cura di, La “normale” complessità di venire al mondo. Milano:
Guerini.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
96
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
33. Fagandini P., Nicoli A., Paterlini M., Villani M.T. e La Sala G.B. (2012). Aspetti
psicologici
della
coppia
e
del
bambino
nella
PMA,
Retrieved
from
http://www.stradaperunsogno.com.
34. Farri Monaco M. e Peila Castellani, P. (1994). Il figlio del desiderio. Quale genitore
per l’adozione?. Torino: Bollati Boringhieri.
35. Frances-Fischer J.E. and Lightsey O.R. (2003). Parenthood after primary
infertility. The Family Journal: counseling and therapy for couples and families, 11 (2):
117-128. DOI: 10.1177/1066480702250153.
36. Fisher J.R.W., Baker, G.H.W. and Hammarberg K. (2010). Long-term health, wellbeing, life satisfaction, and attitudes toward parenthood in men diagnosed as
infertile: challenges to gender stereotypes and implications for practice. Fertility
and Sterility, 94 (2): 574-580. DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.fertnstert.2009.01.165.
37. Fisher J.R.W. e Hammarberg K. (2012). Psychological and social aspects of
infertility in men: an overview of the evidence and implications for
psychologically informed clinical care and future research. Asian Journal of
Andrology, 14: 121-129. DOI:10.1038/aja.2011.72.
38. Gambini P. (2007). Psicologia della famiglia. La prospettiva sistemico-relazionale.
Milano: FrancoAngeli.
39. Gameiro S., Boivin J., Peronace L. and Verhaak C.M. (2012). Why do patients
discontinue fertility treatment? A systematic review of reasons and predictors of
discontinuation in fertility treatment. Human Reproduction,18:652–69. DOI:
10.1111/bjhp.12169.
40. Gannon K., Glover L. and Abel P. (2004). Masculinity, infertility, stigma and
media
reports.
Social
Science
&
Medicine,
59:
1169-1175.
DOI:
10.1016/j.socscimed.2004.01.015.
41. Gillespie R. (2000). When no means no: Disbelief, disregard and deviance as
discourses of voluntary childlessness. Women’s Studies International Forum, 23 (2):
223-234. DOI: 10.1016/S0277-5395(00)00076-5.
42. Goodwin R. (2009). Changing Relations. Achieving Intimacy in a Time of Social
Transition. New York: Cambridge University Press.
43. Greil A.L. (1991). Not yet pregnant: Infertile couples in contemporary America. New
Brunswick: Rutgers University Press.
44. Greil A.L. (1997). Infertility and psychological distress: A critical review of the
literature. Social Science & Medicine, 45: 1679-1704.
45. Hielmstedt A., Windstorm A.M., Wramsby K., Matthiesen A.S. and Collis A.
(2003). Personality factors and emotional responses to pregnancy among IVF
couples in early pregnancy: a comparative study. Acta Obstetricia and
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
97
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
Gynecologica
Scandinavica,
82,
12,
1067-1176.
DOI:
10.1034/j.1600-
0412.2003.00224.x.
46. Hodgekiss A. (2013). Men without children are ‘more depressed and sad’ than
childless
women
Daily
Mail
Online.
Retrieved
from
http://www.dailymail.co.uk/health/article-2302954/Men-children depressed-sadchildless-women.html.
47. Holter H., Anderheim L., Bergh C. and Moller A.(2006). First IVF treatment
short-term impact on psychological well-being and the marital relationship.
Human Reproduction, 21:3295–302. DOI: 10.5455/cutf.25593.
48. Inhorn M.C., Tjørnhøj-Thomsen T., Goldberg H. and la Cour Mosegaard M.,
editors (2009). Reconceiving the Second Sex: Men, masculinity and reproduction. New
York: Berghahn Books.
49. Klock S.C., Jacob M.C. and Maier D. (1994). A prospective study of donor
insemination recipients: secrecy, privacy and disclosure. Fertility and Sterility,
62,3, 477-484.
50. Laborie F. (2000). Gender-base management of new reproductive technologies: a
comparison between in Vitro fertilization and Intracytoplasmic Sperm Injection.
In Saetnan A.R., Oudshoorn N. and Kirejczyk M.S.M., Editors, Bodies of
technology: women’s involvement with Reproductive Medicine. Columbus:
Ohio State University Press.
51. La Sala G.B., Gallinelli A. and Fagandini P. (2004). Development outcomes at one
and two years of children conceived by Intracytoplasmatic Sperm Injection.
International Journal of Fertility and Women’s medicine, 49 (3): 113-119.
52. La Sala G.B., a cura di (2006). La “normale” complessità di venire al mondo. Milano:
Guerini.
53. Malik S. and Coulson N. (2008). The male experience of infertility: a thematic
analysis of an online infertility support group bulletin board. Journal of
Reproduction and Infant Psychology, 26, 18-30.
54. Marsiglio W., Lohan M. and Culley L. (2013). Framing men’s experience in the
procreative
realm.
Journal
of
Family
Issues,
34
(8):
1011-1036.
DOI
10.1177/0192513X13484260.
55. Meerabeau L. (1991). Husbands’ participation in fertility treatment: they also
serve who only stand and wait. Sociology of Health Illness, 13, 396-410.
DOI:10.1016/j.rbmo.2013.06.009.
56. Ministero della Salute (2015). Infertilità e sterilità. Testo disponibile al sito:
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=755&area=Sal
ute%20donna&menu=sessuale, data di consultazione Febbraio 2016.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
98
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
57. Moura-Ramos M., Gameiro S., Canavarro M.C., Soares I. and Santos T.A. (2012).
The indirect effect of contextual factors on the emotional distress of infertile
couples. Psychology & Health, 27 (5): 533-549. DOI: 10.1080/08870446.2011.598231.
58. Mueller K.A. and Yoder, J.D. (1999). Stigmatization of Non-Normative Family
Size Status. Sex Roles, 41: 901-919. DOI: 10.1023/A:1018836630531.
59. Nachtigall R., Becker G. and Wozny M. (1992). The effects of gender-specific
diagnosis on men's and women’s response to infertility. Fertility and Sterility. 57,
113-121. DOI:10.1080/01639625.1985.9967686.
60. National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health (2012).
Fertility: assessment and treatment for people with fertility problems (update). London:
RCOG
Press.
Retrieved
from:
http://www.nice.org.uk/nicemedia/live/12157/59278/59278.pdf.
61. Parker R. and Alexander M. (2004), Factors influencing men's and women's
decision about having children. Family Matters, 69, pp. 24-31.
62. Peterson B.D., Gold L. and Feingold T. (2007). The experience and influence of
infertility: considerations for couple counselors. The Family Journal: counseling and
therapy for couples and families, 15 (3): 251-257. DOI: 10.1177/1066480707301365.
63. Peterson B.D., Newton C.R., Rosen K.H. and Skaggs G.E. (2006). Gender
differences in how men and women who are referred for IVF cope with infertility
stress. Human Reproduction, 21 (9): 2443–2449. DOI:10.1093/humrep/del145.
64. Raciti I. (2016). Neopadri “ipermoderni”: la transizione alla paternità e la Depressione
Perinatale Paterna. Un contributo di ricerca. Tesi di laurea non pubblicata.
65. Riccardi E. e Monti F., a cura di (2003). Procreazione Medicalmente Assistita. Incontri
di professionalità diverse tra i sintomi del corpo e i desideri della mente, Bologna:
Grafiche.
66. Roberts E., Metcalfe A., Jack M. and Tough S.C. (2011). Factors that influence the
childbearing intentions of Canadian men. Human Reproduction, 26, 1202-1208.
DOI: 10.1093/humrep/der007.
67. Ruspini E. e Zajczyk F. (2008). I nuovi padri: Mutamenti della paternità in Italia e in
Europa. Milano: Baldini Castoldi Dalai.
68. Salerno A. (2010). Contesti di genitorialità a rischio. In Salerno A., Vivere insieme.
Tendenze e trasformazioni della coppia moderna. Bologna: Il Mulino, 25-59.
69. Salmela-Aro K. e Suikkari A.M. (2008). Letting go of your dreams - Adjustment
of child-related goal appraisals and depressive symptoms during infertility
treatment. Journal of Research in Personality, 42 (4): 988-10003. DOI: 988-1003.
:10.1016/j.jrp.2008.02.007.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
99
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
70. Sandelowski M. and de Lacey S. (2002). The uses of ‘disease’: infertility as a rhetorical
vehicle, In: Inhorn M.C., van Balen F., editors, Infertility around the Globe: new
thinking on Childlessness, gender and reproductive technologies: a view from the Social
Sciences. Berkeley: University of California Press (pp. 33-51).
71. Schmidt L., Holstein B.E., Boivin J., Tjørnhøj Thomsen T., Blaabjerg J., Hald F.,
Rasmussen P.E. and Nyboe Andersen A. (2003). Patients’ attitudes to medical
and psychosocial aspects of care in fertility clinics: findings from the
Copenhagen
Multi-centre
Psychosocial
Infertility
(COMPI)
Research
Programme. Human Reproduction,18:2628-2646. DOI: 10.1093/humrep/deg50.
72. Skakkebaek N., Giwercman A. and de Kretser D. (1994). Pathogenesis and
management of male infertility. Lancet,343, 1473-9.
73. Sundby J. (1999) Sad Not to Have Children, Happy to Be Childless: A Personal
and Professional Experience of Infertility. Reproductive Health Matters, 7 (13): 1319. DOI: 10.1016/S0968-8080(99)90107-6
74. Tanturri M.L. (2006). Le donne senza figli: una tela cubista. In F. Ongaro a cura di,
Scelte riproduttive tra costi, valori, opportunità. Milano: FrancoAngeli, 109-130.
75. Throsby K. and Gill R. (2004). It’s different for men. Masculinity and IVF. Men
and Masculinities, 6 (4), 330-348. DOI: 10.1177./1097184X03260958.
76. van Balen F. (2002). The psychologization of infertility, In: Inhorn M.C., van Balen F.,
editors, Infertility around the Globe: new thinking on childlessness, gender and
reproductive technologies: a view from the social sciences. Berkeley: University of
California Press (pp. 79-98).
77. Vegetti Finzi S.(1997).Volere un figlio. La nuova maternità tra natura e scienza,
Milano: Mondadori.
78. Ventimiglia C. (1994). Di padre in padre. Milano: FrancoAngeli.
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
100
Alessandra Salerno, Aluette Merenda –
L’IMPATTO DELLA DIAGNOSI DI STERILITÀ E DEI TRATTAMENTI DI PMA SULL’UOMO:
UNA RASSEGNA DELLA LETTERATURA
.
Creative Commons licensing terms
Author(s) will retain the copyright of their published articles agreeing that a Creative Commons Attribution 4.0 International License (CC BY 4.0) terms
will be applied to their work. Under the terms of this license, no permission is required from the author(s) or publisher for members of the community
to copy, distribute, transmit or adapt the article content, providing a proper, prominent and unambiguous attribution to the authors in a manner that
makes clear that the materials are being reused under permission of a Creative Commons License. Views, opinions and conclusions expressed in this
research article are views, opinions and conclusions of the author(s). Open Access Publishing Group and European Journal of Social Sciences Studies
shall not be responsible or answerable for any loss, damage or liability caused in relation to/arising out of conflicts of interest, copyright violations and
inappropriate or inaccurate use of any kind content related or integrated into the research work. All the published works are meeting the Open Access
Publishing requirements and can be freely accessed, shared, modified, distributed and used in educational, commercial and non-commercial purposes
under a Creative Commons Attribution 4.0 International License (CC BY 4.0).
European Journal of Social Sciences Studies - Volume 1 │ Issue 2 │ 2016
101