European Journal of Education Studies
ISSN: 2501 - 1111
ISSN-L: 2501 - 1111
Available on-line at: www.oapub.org/edu
Volume 3 │ Issue 5 │ 2017
doi: 10.5281/zenodo.437199
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“
SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“i
Isabella Donato1,
Elena Mosa2,
Luisa Vigliecca3ii
Docente presso Liceo Della Rovere , Savona, Italy
1
Ricercatrice presso INDIRE, Italy
2
Docente presso la Scuola Primaria “. Magliano ,
3
I.C. G. ”oine , Imperia, Italy
Abstract:
Space and teaching time are key coordinates to rethink a school model based mainly on
the transmission of knowledge. It often happens, when working on one of these
dimensions, the occurrence of a ripple effect also on the other. For example, when a
teacher reverses the flipped classroom through a different articulation and management
of the time, the traditional lesson sense becomes the homework and class time is used
for conducting collaborative activities, discussions or workshops. These require the
setting designed for centering the student, beyond the logic of parallel files in the chair
and benches, functional only for the information transfer and not for searching and
selecting sources, negotiating or sharing them. The fluidity of communication processes
triggered by ICT clashes with physical environments no longer able to respond to
constantly changing educational contexts, and requires a gradual rethinking of the
spaces and places that must provide flexible, multi-purpose solutions, modular and
easily configurable according to the activity, able to meet increasingly diverse
educational settings. Spaces designed like that encourage the involvement and active
exploration of the student and well-being.
Keywords: educational paradigm, learning environment, frontline schools
i
LEARNING SPACES IN FRONTLINE SCHOOLS
Copyright © The Author(s). All Rights Reserved.
© 2015 – 2017 Open Access Publishing Group
1
Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Abstract:
Lo spazio e il tempo della didattica sono coordinate chiave per ripensare un modello di
scuola principalmente basato sulla trasmissione del sapere. Accade spesso che quando
si interviene su una di queste dimensioni si verifichi un effetto a catena anche sull’altra.
Ad esempio, quando un docente inverte la didattica con la flipped classroom attraverso
una diversa articolazione e gestione del tempo, la lezione tradizionalmente intesa
diventa il compito a casa mentre il tempo in classe viene utilizzato per lo svolgimento di
attività collaborative, dibattiti o laboratori. Queste richiedono dei setting pensati per
mettere al centro lo studente, superando la logica dei banchi in file parallele e della
cattedra, unicamente funzionali per ricevere informazioni e non per cercare e
selezionare fonti, negoziarle e condividerle. La fluidità dei processi comunicativi
innescati dalle ICT si scontra con ambienti fisici non più in grado di rispondere a
contesti educativi in continua evoluzione e impone un graduale ripensamento degli
spazi e dei luoghi che devono prevedere soluzioni flessibili, polifunzionali, modulari e
facilmente configurabili in base all’attività svolta, in grado di soddisfare contesti
educativi sempre diversi. Spazi così concepiti favoriscono il coinvolgimento e
l’esplorazione attiva dello studente e lo star bene a scuola.
Keywords: modello educativo, ambiente di apprendimento, scuola d’avanguardia
1. Lo scenario di riferimentoiii
Il campanello d’allarme lo avevano già fatto suonare le ICT quando, con il primo Piano
Nazionale Scuola Digitale (PNSD 2008-14), avevano iniziato a perturbare il consolidato
equilibrio del setting d’aula con i banchi allineati, come lo conosciamo fin da quando su
quei banchi eravamo noi a stare seduti.
Niente è cambiato da allora. Niente è cambiato da molti decenni.
Il primo colpo è stato sferzato dalla Lavagna Interattiva Multimediale e l’affondo è stato
dato dalle tecnologie mobili (ampiamente in uso nelle cl@ssi 2.0) e dai device personali
(Bring Your Own Device).
È bene tuttavia ricordare che queste strumentazioni non hanno, in sé, alcun
potere magico. Come ogni strumento, è l’uso che se ne fa a determinare un effetto,
positivo o negativo. Quando, come auspicato da tutte le iniziative del PNSD, se ne fa un
utilizzo metodologicamente consapevole (ad esempio per non usare una LIM come se
fosse una lavagna d’ardesia , critico e consapevole per scegliere quando usare le
nuove tecnologie in un’ottica di complementarietà con le tecnologie tradizionali ,
iii
di Elena Mosa
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Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
accade quasi naturalmente che lo studente assuma un ruolo da protagonista (Mosa
2015).
Le ICT riescono così a disinnescare il meccanismo della lezione frontale e l’aula
con i banchi allineati non è più un setting funzionale a supportare questo tipo di
processi (Campione et al 2015).
Le tecnologie hanno avuto il merito di accelerare questa rottura ma il tema
dell’ambiente di apprendimento non è affatto nuovo. Innovatori del calibro di Freinet,
della Montessori, di Malaguzzi, solo per citarne alcuni, si erano già accorti di quanto la
cattedra e i banchi in serie somigliassero più al nastro di una catena di montaggio che
ad un laboratorio dove si producono conoscenze e competenze.
È a partire da queste considerazioni che Indire ha promosso Avanguardie
Educativeiv, un progetto nato per portare a sistema le esperienze più significative di
trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola. L’iniziativa assume
la forma di un Movimento per l’innovazione aperto alla partecipazione di tutte le scuole
italiane che lavorano ogni giorno per trasformare un modello di scuola non più
adeguato alla nuova generazione di studenti digitali e disallineato dalle richieste della
società della conoscenza.
Avanguardie
educative
nasce
dall’iniziativa congiunta di
Indire
(Istituto
Nazionale di Documentazione, Innovazione e la Ricerca Educativa che dal 1925 si
occupa di innovazione educativa) e di un primo gruppo di scuole che si sono fatte
promotrici delle Idee che sono alla base del Movimento.
La visione del Movimento è ben espressa nel Manifestov che si articola in sette
orizzonti per l’innovazione
1.
Trasformare il modello trasmissivo della scuola andando oltre
l’erogazione della lezione dalla cattedra verso modalità di apprendimento
attivo, anche con l’ausilio di simulazioni, giochi didattici, attività hands-on ,
ecc.
2.
Sfruttare le opportunità offerte dalle ICT e dai linguaggi digitali per
supportare nuovi modi di insegnare, apprendere e valutare: le ICT non sono
né ospiti sgraditi né protagonisti, sono opportunità che consentono di
personalizzare i percorsi di apprendimento, rappresentare la conoscenza,
ampliare le fonti del sapere, condividere e comunicare.
iv
http://avanguardieeducative.indire.it/
v
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/Manifesto-AE1.pdf
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GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
3.
Creare nuovi spazi per l’apprendimento: la fluidità dei processi
comunicativi innescati dalle ICT si scontra con ambienti fisici non più in
grado di rispondere a contesti educativi in continua evoluzione e impone un
ripensamento degli spazi e dei luoghi in cerca di soluzioni flessibili,
polifunzionali, modulari e facilmente configurabili in base all’attività svolta.
4.
Riorganizzare il tempo del fare scuola: il superamento di steccati rigidi
come il calendario scolastico, l’orario delle lezioni e la parcellizzazione delle
discipline in unità temporali minime distribuite nell’arco dell’anno scolastico
può avvenire tenendo conto della necessità di una razionalizzazione delle
risorse, di una programmazione didattica articolata in segmenti, unità e
moduli formativi, dell’affermarsi delle ICT che favoriscono nuove modalità di
apprendimento e che necessitano di nuovi tempi.
5.
Riconnettere i saperi della scuola e i saperi della società della
conoscenza: l’espansione di internet ha reso la conoscenza accessibile in
modo diffuso; non solo il patrimonio di fatti e nozioni (una volta monopolio
esclusivo di pochi) oggi è aperto alla comunità e ai cittadini, ma la società
contemporanea valorizza competenze nuove, difficilmente codificabili nella
sola forma testuale e nella struttura sequenziale del libro di testo.
6.
Investire sul
capitale umano
ripensando i rapporti (dentro/fuori,
insegnamento frontale/apprendimento tra pari, scuola/azienda, ecc.): una
scuola
d’avanguardia
è
in
grado
di
individuare
nel
territorio,
nell’associazionismo, nelle imprese e nei luoghi informali le occasioni per
mettersi in discussione in un’ottica di miglioramento, per arricchire il proprio
servizio attraverso un’innovazione continua che garantisca la qualità del
sistema educativo.
7.
Promuovere l’innovazione perché sia sostenibile e trasferibile: obiettivo
delle scuole d’avanguardia è individuare l’innovazione, connotarla e
declinarla affinché sia concretamente praticabile, sostenibile e trasferibile ad
altre realtà che ne abbiano i presupposti.
Il punto numero tre del Manifesto è interamente dedicato agli spazi per
l’apprendimento intesi come elemento qualificante dell’azione didattica.
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Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Ma “vanguardie educative non è soltanto la dichiarazione di alcuni principi
generali, è un Movimento che cerca di fornire esempi concreti e replicabili di
innovazione proponendo una «galleria di Idee per l’innovazionevi» che proviene
dall’esperienza delle scuole, ognuna delle quali rappresenta la tessera di un mosaico che
mira a rivoluzionare l’organizzazione della didattica, del tempo e dello spazio del fare
scuola.
Nella Flipped classroomvii, al debateviii, attraverso la didattica per scenariix, lo
spaced learningx, o il TEALxi solo per citare alcune delle idee , lo studente è posto al
centro del percorso educativo, il docente assume un ruolo che è più simile a quello di
un direttore d’orchestra, il tempo della classe viene utilizzato in maniera diversa e
sempre meno per ascoltare passivamente). In questo scenario di cambiamento diventa
fondamentale predisporre setting pensati per mettere al centro lo studente, superando la
logica dei banchi in file parallele e della cattedra, funzionali per ricevere informazioni
ma non per cercare e selezionare fonti, negoziarle e condividerle.
Di questo abbiamo discusso durante il convegno
Tecnologie e ambienti di
apprendimento che si è tenuto a Genova nel Novembre
i prossimi paragrafi
rappresentano il punto di vista di due docenti che hanno preso parte al tavolo di lavoro
sugli spazi di apprendimento nella scuola d’avanguardia.
1.1 La parola alle scuole
Gli spazi dell'apprendimento tra realtà, possibilità, desiderixii
La discussione sul ruolo dello spazio nella didattica è stata avviata per la scuola
dell’Infanzia da Maria Montessori e negli anni Settanta il tema è stato oggetto di nuove
riflessioni (Proshansky & Wolfe, 1974). La normativa italiana aveva recepito il dibattito
sul rapporto spazio-scuola non in termini metodologico-didattici, ma in termini di
edilizia scolastica (DM 18 dicembre del 1975). La Scuola, al suo interno, vedeva la
didattica frontale come unica proposta metodologica, e, di conseguenza, l’aula come
centro di tutte le attività, relegando a non luoghi
Norme tecniche delle Linee guida,
2013) tutti gli altri spazi (dai corridoi, agli ingressi ecc.).
vi
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/schede_idee.pdf
vii
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/AE_flipped.pdf
viii
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/AE_debate.pdf
ix
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/AE_didattica_scenari.pdf
x
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/AE_spaced_learning.pdf
xi
http://avanguardieeducative.indire.it/wp-content/uploads/2014/10/AE_teal.pdf
xii
Di Isabella Donato
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Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Nel 2013 le Norme tecniche delle Linee guida del MIUR hanno colto il rapporto
tra spazio e didattica, grazie alla diffusione delle ICT e alle nuove metodologie (flipped
lesson, EAS, debate). Infatti, da un lato le ICT permettono al docente di progettare lezioni
con attività diversificate, che necessitano di spazi modulabili e di setting d’aula che
possano essere cambiati con facilità e velocità dall’altro, parallelamente, nuovi metodi
di insegnamento, che utilizzano proprio le ICT, hanno costituito un fondamento teorico
per i cambiamenti nella didattica e di conseguenza nello spazio fisico della classe.
L’apprendimento non può più essere considerato solamente legato alla didattica
frontale, perché il paradigma secondo il quale il docente trasmette conoscenza e lo
studente apprende è ormai inadeguato. Ripensando la didattica, è necessario
considerare lo spazio fisico parte dell’educazione Proshansky & Wolfe,
Edwards,
Gandini & Forman, 1998).
Purtroppo in molte scuole riprogettare l’architettura degli spazi è quasi
impossibile, visto che queste sono situate in edifici storici, soggetti a vincoli che non
consentono di alterarne la struttura. Inoltre, spesso, l’adeguamento alla normativa
vigente in materia di sicurezza risulta più urgente, come la costituzione di un Fondo
unico per l’edilizia scolastica
DPCM
luglio
ha dimostrato. Nonostante queste
difficoltà, può essere possibile modificare alcuni ambienti esistenti senza interventi
importanti. Per esempio è facilmente attuabile, senza costi, la disposizione dei banchi a
isola per facilitare il lavoro a gruppi; o la creazione di spazi individuali, sfruttando aule
non utilizzate e dotandole di cuscini, perché siano più confortevoli, e computer per lo
studio. L’obiettivo è quello di ospitare in luoghi differenti e opportunamente attrezzati
le diverse attività, individuali e collettive, per coinvolgere gli studenti.
Ripensare lo spazio deve andare di pari passo con una nuova didattica, perché se
un setting tradizionale può interferire con il lavoro del docente, nello stesso tempo, uno
nuovo
senza
attività
studiate
ad
hoc
non
può
produrre
risultati
positivi
nell’apprendimento.
Bisogna riprogettare gli ambienti non solo a partire dalla loro fisicità, cambiando
gli spazi dell’aula, ma è necessario anche renderli ben identificabili e distinguibili in
base alle attività Proshansky & Wolfe,
. Per esempio nelle aule chiamate aule .
lo spazio è organizzato in base alle operazioni da svolgere (creare, interagire,
presentare, scoprire, dibattere, sviluppare) e si possono realizzare ambienti a geometria
variabile, con banchi componibili, sedie con rotelle, tribunette, carrelli e tavoli per il
lavoro a gruppi, le discussioni, i dibattiti, le revisioni di progetti, o anche per la lezione
frontale. Questa architettura dell’aula può sfruttare le potenzialità delle tecnologie, che
sono quelle dell’aula .
computer, tablet, LIM, stampante comunicazione, socialità,
collaborazione e ricerca si uniscono e contribuiscono a stimolare riflessione e
costruzione di conoscenza.
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GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Ma qual è l’opinione degli studenti riguardo allo spazio scolastico? Gli
adolescenti hanno la percezione che questo influisca sull’esperienza didattica ed,
eventualmente, anche sulla motivazione allo studio e sul rendimento scolastico? Per
rispondere a queste domande è stato somministrato un questionario, anonimo, agli
studenti di classi del Primo Biennio di una Scuola Secondaria di II grado.
Alcuni quesiti prevedevano la possibilità di scegliere fino a un massimo di 3
risposte e si poteva specificare un valore “ltro
un quesito era aperto. Le domande
riguardavano lo spazio scolastico in generale, e poi nello specifico le aree interne ed
esterne alla scuola, proponendo le soluzioni suggerite nelle Norme tecniche delle Linee
guida (2013).
Il campione
allievi ha un’esperienza scolastica, attuale e pregressa, in scuole
situate in edifici storici. La consapevolezza che lo spazio scolastico può presentarsi
diverso rispetto all’aula tradizionale con il setting per la lezione frontale) viene dalla
visione dei campus universitari nei film americani, citati esplicitamente nelle risposte al
questionario.
Agli studenti è stato chiesto di indicare le caratteristiche degli spazi che
potrebbero influire positivamente sulla frequenza scolastica, e più della metà del
campione ha segnalato di volere armadietti personali e spogliatoi; a seguire aree verdi e
punti di ristoro.
Inoltre, sempre più della metà del campione, ritiene che a scuola manchi uno
spazio. “lla richiesta di indicare l’ambiente mancante, gli studenti si dividono tra chi
ribadisce la necessità di aree verdi, per trascorrere tempo all’aria aperta, per giocare e
svagarsi, e chi sottolinea la necessità di luoghi per altre attività di gruppo.
La necessità di uno spazio aperto viene specificata con l’espressione
per
sgranchirsi le gambe e pone i docenti di fronte ai limiti di una didattica trasmissiva,
impostata sulla lezione frontale che non tiene in debito conto le esigenze di movimento
degli studenti. “vere uno spazio in cui muoversi liberamente, anche all’interno
dell’aula, è un elemento fondamentale nella didattica Proshansky & Wolfe,
e si
può realizzare facilmente anche spostando la cattedra, decentrandola rispetto all’aula,
per eliminare l’idea di un docente immobile e irraggiungibile, separato dagli studenti.
Un’altra esigenza pratica sottolineata nelle risposte è quella della mensa, che
sarebbe utile quando ci si ferma a scuola nel pomeriggio. Probabilmente è rimasta nel
vissuto degli studenti l’esperienza nella scuola primaria, che in genere possiede questa
sala.
Per quanto riguarda lo spazio interno alla scuola, gli allievi lo vorrebbero
egualmente ripartito per ospitare lavori di gruppo e individuali e attività extracurricolari autogestite, che potrebbero avere anche la funzione di responsabilizzare gli
alunni.
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GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Gli intervistati sembrano non essere consapevoli del rapporto tra scuola,
apprendimento e luoghi. Alla domanda
Pensi che il tuo rendimento scolastico
migliorerebbe se la scuola avesse gli spazi organizzati diversamente? la maggioranza
% ha detto
non saprei , forse perché l’andamento scolastico è percepito come
qualcosa che dipende solo dal soggetto e non da fattori esterni. Solo il 13% ha risposto
affermativamente, sostenendo che, in generale, potrebbe essere più motivato se avesse
aree comuni per fare compiti al pomeriggio.
Per quanto riguarda lo spazio esterno, gli studenti vorrebbero più aree verdi, e a
seguire luoghi di divertimento e di aggregazione; tra gli ultimi desideri gli impianti
sportivi.
In generale i risultati evidenziano la necessità di spazi che hanno alla base la
comunicazione, e ciò ne mostra la fondamentale importanza.
La classe può essere vista, secondo l’approccio enattivo Coin,
come un
sistema in cui insegnante e studente sono soggetti che comunicano e interagiscono
anche in funzione dell’ambiente.
I docenti dovrebbero essere consapevoli dell’importanza e del ruolo dello spazio
nella didattica la qualità dei processi di apprendimento dipende anche dall’interazione
con l’ambiente fisico in cui si lavora Garavaglia & Ferrari,
, e questo può influire
anche sulla motivazione degli allievi. Infatti lo spazio fa riferimento a un luogo esterno
alla persona, ma se questo è adeguato all’attività che si svolge, può aiutare a produrre
pensiero e anche a realizzare apprendimento, producendo uno spazio interno nella
mente degli studenti (Pontecorvo, 2005).
1.2 La parola alle scuole
Un’aula per muoversi in libertà e crescere in autonomiaxiii
Lo spazio pensato come oggetto pedagogico richiama alla mente molti esempi circa
l'uso materiale e culturale che si fa dello spazio in situazioni educative e di
insegnamento.
La configurazione fisica e materiale dello spazio è sicuramente in correlazione
alla formazione che vi è, in chi allestisce quello spazio ma anche in chi quello spazio
decide di scegliere per abitarlo, per viverlo, per modificarlo, dopo averlo conosciuto e
riconosciuto, poiché la conformazione topologica dello spazio è determinata da codici
culturali ed uno spazio non può, non dovrebbe essere subito ma trasformato, a seconda
delle proprie necessità.
xiii
di Luisa Vigliecca
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GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Umberto Eco, nell'introduzione all'edizione italiana di The hidden dimension
di Hall, scriveva
Lo spazio parla anche quando non vogliamo ascoltarlo, parla per precise
convenzioni culturali dalle quali non possono distrarre l'attenzione il sociologo, l'architetto, il
maestro che dispone i propri alunni in un certo modo.”
La costruzione, la creazione di uno spazio, infatti, dovrebbero coinvolgere le
figure di diversi esperti che interagiscano tra loro in modo da poter realizzare luoghi
nei quali si possa vivere al meglio, luoghi in grado di assumere essi stessi un valore
educativo e formativo.
Lo spazio scolastico dovrebbe essere predisposto in modo tale da garantire ai
bambini la possibilità di fruire dei vari spazi in modo autonomo utilizzando: arredi con
un'altezza adatta ai bambini che permettano l'accessibilità ai vari oggetti, senza
difficoltà, realizzati con materiali idonei alla sicurezza e in tinte allegre; banchi o piccoli
tavoli da lavoro da sostituire ai banchi monoposto e, ancor più, a quelli biposto, sempre
meno funzionali; eventuali pareti mobili per trasformare lo spazio dell'aula a seconda
delle varie attività svolte.
Dovrebbe essere uno spazio in grado di garantire reali possibilità di movimento
agli scolari permettendo loro di crescere anche in autonomia e consentendo agli
insegnanti di essere più tranquilli.
Ci si trova, invece, in aule in cui gli arredi sono spesso pericolosi e rischiano di
provocare nella quotidianità diversi piccoli incidenti, interessante la definizione di
Mario Gennari che parla di rachitismo architettonico nel suo testo Pedagogia degli
ambienti educativi .
Sarebbe interessante approfondire le cause che hanno portato ad un
peggioramento: disattenzione, scarso interesse, mancanza di fondi, rimaneggiamenti
vari dovuti a diversi motivi?
L'organizzazione dell'aula contribuisce a definire la vita educativa di chi vive in
quell'aula, l'uso dei materiali didattici, l'integrazione dei singoli nel gruppo, la
programmazione, il rapporto tra gli alunni e tra gli alunni e gli insegnanti.
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GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Figure 1: La classe reale
La classe che vorremmo
L'organizzazione dello spazio può avere effetti sul comportamento e sullo sviluppo
delle strutture cognitive, molti autori si sono pronunciati sull'importanza dello spazio
dell'aula scolastica sullo sviluppo cognitivo, comportamentale, sociale degli studenti
che abitano quello spazio, da Dewey a Parsons, da Froebel a Montessori, da Makarenko
a Freinet, da Scurati a Frabboni
Osservando la realtà che ci circonda si può constatare che esistono situazioni
molto diverse, e all'interno delle stesse scuole statali, non occorre prendere in
considerazione scuole private, a metodo, dove un certo tipo di spazio viene considerato
prioritario per l'educazione-formazione. E quindi, ovviamente rispondono a standard
alti.
Proprio all'interno della stessa scuola pubblica ci sono differenze notevoli e non
tutti gli utenti hanno la fortuna di usufruire degli standard qualitativamente più alti, di
vivere in aule moderne e adatte alle esigenze dei ragazzi.
Tolstoj scriveva che le aule erano costruite come prigioni, dove non era possibile
fare domande, conversare, muoversi perché al maestro dava fastidio il rumore, il
movimento...tutto ciò di cui i bambini avevano effettivamente bisogno per apprendere,
per crescere, per formarsi.
Da uno spazio oppressivo si dovrebbe ormai essere giunti ad uno spazio
liberato . Lo spazio, quindi, è il terzo maestro, come scrive Loris Malaguzzi, perché lo
spazio è
educante
ed è necessario che sia uno spazio flessibile in accordo ad
un'organizzazione flessibile del lavoro proposto in classe.
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Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
Ci sono ancora molte, troppe classi tradizionali che, forse, nell'aula hanno la LIM
che peraltro, spesso, non viene utilizzata, almeno come LIM, o che non hanno nemmeno
quella o che hanno solo quella ma non uno spazio mobile, interattivo.
Si trovano ancora aule, con i banchi disposti su due file uniformi e parallele che
ostacolano il movimento, comunicazione e realizzazione di attività svolte in gruppo,
dove, rispetto ad un tempo, manca solo la pedana sotto la cattedra.
Si cercano di superare alcune difficoltà spaziali, oggettive con l'entusiasmo dei nostri
bambini spostando i banchi per lavorare in gruppo, si esce anche qualche volta dalla
scuola, per fare scuola.
Qui si apre però un altro argomento che coinvolge anche le scelte politiche delle
amministrazioni per rendere il quartiere, la città uno spazio non abitato ma abitabile.
Esistono luoghi, come Coriandoline nato dalla fantasia dei bambini e realizzato da
pedagogisti ed architetti che hanno saputo dar forma a quei sogni di bimbi, in cui lo
spazio è diventato abitabile. E chissà che non sia casuale che Coriandoline sia un
quartiere di Correggio, proprio la città natale di Loris Malaguzzi.
2. Conclusionixiv
Lo spazio insegna.
Malaguzzi lo dipinse come il terzo insegnante e i contributi di Isabella e Luisa,
in bilico tra rammarico e speranza, lo confermano.
La ricerca che Indire sta conducendo su questo tema con il progetto Quando lo
spazio insegnaxv
e
Architetture scolastichexvi , evidenzia come l’attenzione e la
sensibilità per l’ambiente di apprendimento siano da tempo al centro di esperienze,
riflessioni e investimenti a livello europeo ed extra europeoxvii.
L’OCSE ha creato un centro di ricerca che si occupa proprio di questo, il Centre
for Effective Learning Environments (CELE) che ha, tra le altre cose, elaborato un
programma per un utilizzo efficiente delle risorse in questo ambito, il Learning
Environments Evaluation Programmexviii (LEEP).
Nell’ambito di questa iniziativa, è di grande rilievo il ricco databasexix di scuole
progettate secondo una visione orientata al cambiamento del modello educativo che
xiv
di Elena Mosa
xv
http://www.indire.it/quandolospazioinsegna/
xvi
http://www.indire.it/progetto/architetture-scolastiche/
Principali direttrici di ricerca sul rapporto tra didattica e spazi educativi in ”orri S. a cura di ,
Spazi educativi e architetture scolastiche linee e indirizzi internazionali , Indire, novembre
xvii
xviii
xix
http://www.oecd.org/edu/innovation-education/centreforeffectivelearningenvironmentscele/
http://edfacilitiesinvestment-db.org/
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Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
trova
applicazione
nell’organizzazione
e
predisposizione
degli
spazi
per
l’apprendimento.
Anche in ambito nazionale si osserva una crescente attenzione verso questo tema
che è oggetto di specifiche linee di sviluppo e finanziamento nel Piano Nazionale per la
Scuola Digitale. Le tre linee di innovazione sono orientate alla creazione di spazi
alternativi per l'apprendimento ,
laboratori mobili
e
aule aumentate dalla
tecnologia . La linea# sugli Ambienti digitalixx , persegue l’obiettivo di investire su
una visione sostenibile di scuola digitale, che non si limiti a posizionare tecnologie al
centro degli spazi, ma che invece abiliti i nuovi paradigmi educativi che, insieme alle
tecnologie, docenti e studenti possono sviluppare e praticare .
Nella stessa direzione vanno gli Atelier Creativixxi, linea#7, la cui finalità è quella
di riportare al centro la didattica laboratoriale, come punto d'incontro essenziale tra
sapere e saper fare, tra lo studente e il suo territorio di riferimento .
Un impatto sull’organizzazione degli ambienti è previsto anche dal bando
Biblioteche scolastiche innovativexxii , azione#
, intese come centri di informazione e
documentazione anche in ambito digitale.
Nel frattempo, si è da poco concluso un altro bando, quello destinato a ingegneri
e architetti per l’acquisizione di idee progettuali finalizzate alla realizzazione di
scuole innovativexxiii. Dai criteri del bando si apprende che a contare sono sia i criteri
funzionali
(efficienza
manutenzione
energetica,
sostenibilità
ambientale,
aspetti
legati
alla
che di impianto educativo, tenendo presenti le esigenze pedagogiche
e didattiche e la relazione che queste intrattengono con la progettazione degli spazi.
Qualche anno prima, nel 2012, Indire aveva contribuito alla definizione di un
nuovo modello di scuola come descritto nell’introduzione alle linee guida per l’edilizia
scolasticaxxiv (in corso di revisione), che dettagliavano funzione e organizzazione di
cinque tipologie di spazi educativi tra dimensione formale e informale.
La riflessione iniziata grazie a questa iniziativa ha dato origine a un Manifesto
per gli spazi educativixxv che riassume la proposta di Indire articolata in cinque ambienti
+
complementari per la scuola finalizzati a
deaulizzare l’apprendimento
per
completarlo di attività e momenti di lavori diversificati (Biondi 2016, a cura di).
xx
http://www.istruzione.it/scuola_digitale/prog-ambienti-digitali.shtml
xxi
http://www.istruzione.it/scuola_digitale/prog-atelier.shtml
xxii
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Isabella Donato, Elena Mosa, Luisa Vigliecca
GLI SP“ZI DELL’“PPRENDIMENTO NELL“ SCUOL“ D’“V“NGU“RDI“
“ttorno allo spazio di gruppo che rappresenta l’ uno del Manifesto, ovvero il concetto
di aula polifunzionale, si affiancano quindi lo spazio individuale, lo spazio di
esplorazione, lo spazio informale e l’agorà, come illustrato nella figura .
Figura 2: Il manifesto degli Spazi Educativi 1+4
L’importanza di questo tema intercetta anche il bisogno, non di minore
importanza, di abitare luoghi gradevoli e accoglienti, dove trattenersi anche dopo il
suono della campanella.
L’attenzione ai luoghi dell’apprendere si traduce anche in cura del senso estetico
che contribuisce a fare di uno spazio asettico un luogo vissuto, trasformando quel che è
omogeneo e standardizzato in personale e irriproducibile altrove.
La motivazione, per essere coltivata, ha bisogno di luoghi accoglienti, caldi e
familiari. Il filosofo Marc “ugé
ha indicato con
non luoghi
quelle zone
effimere, di passaggio, asettiche, contrapposte al luogo antropologico segnato da legami
sociali, dalla collettività e dalla dimensione relazionale. Il luogo è dato dalla somma di
un ambiente e dell’identità, proprio come avviene nelle scuole dove la motivazione
funziona da fattore aggregante per la costruzione di un progetto educativo comune.
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3. Avanguardie educative
http://avanguardieeducative.indire.it/
4. Avanguardie educative: proposte di innovazione sostenibile Ripensare lo spazio ed il tempo del
fare scuola significa rivederne i paradigmi educativi alla base attraverso un totale cambio di
metodo e di approccio. Il Giornale dell’“genda Digitale di Elena Mosa
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Norme
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Linee
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